giovedì 26 settembre 2013

L'incubo

Stanotte ho avuto un incubo. Mi trovavo in una grande sala, anzi era enorme, non riuscivo a scorgerne i confini, ma le pareti sì ed erano tutte tappezzate di quadri, dipinti indistinti, non potevo vedere i soggetti raffigurati, erano migliaia. Io me ne stavo immobile in un angolo ed ero con gli occhi bendati però vedevo ugualmente. Dal fondo della sala, lontano da me, si accalcavano persone, una moltitudine e vociavano, urlavano, ma non capivo cosa dicessero. Poi, all'improvviso,  i dipinti dalle pareti iniziavano a volare per la sala, li seguivo con gli occhi bendati e si ammonticchiavano ai piedi della ressa urlante. Io ero preda di un terrore impotente, sempre immobile. Ora ero in una piazza, anch'essa smisurata e non avevo più la benda sugli occhi e c'era sempre moltissima gente e parlava lingue diverse, sconosciute, un ronzare di api nel cervello, e osservavo con chiarezza quello che mi circondava. Una sensazione di gioia mi afferrò, ero in luoghi noti e amati, non più straniera, scorgevo il Colosseo e accanto la Basilica di S.Marco e Palazzo Vecchio e Fontana di Trevi e, come cartoline sovrapposte, i luoghi belli della mia terra. "Sono a casa", mi dicevo, "sono a casa", quand'ecco che da un cono d'ombra si fa avanti una figura e dietro un'altra e poi un'altra  ancora e iniziano ridendo allegramente ad afferrare con arti simili a zampe, tutte quelle bellezze. Io allora, grido, almeno sono certa di gridare, ma non sento la mia voce, però continuo e tento di scagliarmi contro quegli esseri, ma resto incollata alla pietra nera della piazza. Vanno via sciamando e mi giunge l'eco delle loro risate, che mi incute un'angoscia mai provata. Nel fuggire, uno di questi mi sfiora e mi guarda in fondo, mi succhia l'anima, ha grossi denti come Dracula di Bram Stoker.  Mi sveglio e penso di avere gridato, ma la notte è così silenziosa e del mio grido non c'è traccia. Mi alzo e corro fuori sul terrazzo, c'è la luna che illumina la città. E le cupole della città si stagliano nere contro l'azzurro cupo, sono ancora qui.
Mentre preparo il caffè, ripenso al mio incubo e so cosa significa.
E provo un odio profondo per quelli che hanno permesso il saccheggio di questa mia Italia infelice.


Il vampiro  Edvard Munch

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