martedì 21 maggio 2019

La vida es sueño

La vida es sueño dice Calderòn de La Barca. E io dico che i sogni sono, possono diventare vita.


Non mi resta che cercarti nei sogni

Non mi resta altro di te
non mi restano altro
che i sogni.
In questi, arrivi puntuale
non ti s’inceppa il tempo.
Mi cammini davanti chiara
come una folgore indichi
I luoghi, le stanze
ariose di echi di canti
di sussurri nascosti
tra le tende e i letti,
inganni e trappole
degli occhi  ciechi
sei abile a crearli,
fata Morgana

Mi fai vagare,
mi spezzi le ginocchia
perché sai
di avermi in pugno,
sono più vecchia di te
che attraversi il labirinto
tutta spedita
conosci il percorso, tu.
E livide macchie s’annidano
improvvisamente
dietro una porta chiusa.
Dietro ci può essere
di tutto, ci può essere
un prato e un gatto
color cipria
o un usignolo nella gabbia
che s’arroventa al sole.
Ci può essere una donna
che cuoce una torta
o anche un uomo
che non riesce a piangere.

Folate di vento s’alzano
s’allungano dietro di me
lenzuoli di neve,
la porta scricchiola sui cardini
e la mia mano trema.

Ti sei dileguata, vita?


René Magritte, La filosofia nel Boudoir, 1954


giovedì 2 maggio 2019

Da una frase.

Da una frase di un poeta amato, poche parole e si torna indietro.  A un viaggio a Lisbona, mai completato. A un'amicizia di cartapesta che si dissolve.

Segui il tuo destino,
bagna le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l'ombra di alberi
estranei.

Fernando Pessoa

Mi sono detta 'è quello che faccio'. Curo le rose, osservo i boccioli che stiano bene senza pidocchietti, vado in estasi accanto alla tunbergia che esplode tra i tralicci vestendoli di viola, spio le gentili dature, giocano a fare le timide fanciulle e non si risolvono a dare i cerulei grappoli; mi chino presso l'ortensia che promette segrete infiorescenze, di tinta ancora incerta, sfioro con lo sguardo la lobelia che pare arricciarsi tutta, è una pianticella sdegnosa. E i gelsomini s'allungano al vento lieve e pure il plumbago scatta verso l'alto, alla ricerca di luce. La camelia, soltanto, con foglie croccanti e dipinte come da un lucidalabbra, s'è già addormentata, non fiorisce in aprile. E le margherite candide ridono sulla siepe. Liriopi e ceratostigma non son precoci, partoriranno sul finir dell'agosto. L'agliastro, il rosmarino, la mentuccia e gli altri aromi stanno nei vasi ad aspettarmi, li visito spesso.  Sotto gli imponenti alberi che custodiscono questo piccolo spazio, crescono due vecchi agrumi, tutti annodati, un mandarino e un limone,
daranno qualche frutto, di dimensioni sparute, ma succosi e aspri.
In un canto, solitaria, selvatica si tende la mia erica. A lei il mio cuore, perché è di carni delicate, fragili fusti svettanti, campanelle trasparenti color d'altre aurore, teme il calore delle mie estati: la proteggerò, le darò i sogni delle sue lande nordiche, la bagnerò con acqua fresca, come se fosse pianto. A tutte loro, ad ogni pianta, posso dare un nome, sono tutti qui, tra queste zolle ricoperte di ciottoli di fiume, i miei amori.

Gli alberi estranei li riconosco, li ho già visti e non mi ingannano più. La loro ombra non mi segue, io non vi cerco riparo. Non più.


Sara Wilson "Il giardino segreto" 1996



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