venerdì 28 febbraio 2014

Mi viene in mente Molière

Mah! Non riesco a capacitarmi, non ce la faccio a capire. Sarò limitata, saranno i neuroni in caduta libera, ma tutto questo battibeccare sulle "purghe" mi fa rimanere di stucco. Quando ero bambina le purghe erano quelle, terrificanti e fastidiose, che i genitori sotto consiglio autorevole del medico di famiglia ti propinavano dopo un'indigestione (cosa, in effetti, abbastanza rara visto che di merendine variamente farcite non ne circolavano, al massimo c'era l'abbuffata di cioccolata per Pasqua) o  che sempre loro ti infliggevano dopo un febbrone influenzale, tanto per ripulirti l'intestino e per sfiancarti ulteriormente, un certo sadismo in realtà c'era.. Oggigiorno invece si straparla di "purghe" come se si dovesse costringere il corpo malaticcio della nazione a evacuare la tossina in circolo. Nel frattempo, come da molto tempo, l'Italia precipita: le piccole aziende chiudono, le grandi scappano, operai e impiegati tremano, giovani e pensionati aspettano senza più voglia di aspettare, sono le figure apatiche e mute che stanno sullo sfondo tra le macerie. Eppure, nessuno si cura di loro, no. Vagheggiano, i nostri politici, di tempi prossimi futuri in cui faranno il "bene" della comunità; vagheggiano di possibilità enormi della fagocitata patria; vagheggiano, incantati, della bellezza delle nostre città e della nostra storia. Inframezzando queste loro visioni estatiche con qualche maschia scazzottata o un turpiloquio da angiporto, tanto poi tutto passa, lo sanno bene loro, l'italiano è malato cronico d'Alzheimer, dimentica tutto, anche le offese ricevute. Però, e però, c'è chi crede nella trasparenza, nella forte coerenza a determinati valori e allora invoca la "purga", antidoto antico contro il mal di pancia e un po' contro ogni malanno. Ricordate "Il malato immaginario" di Molière? Ebbene si fa come il medico della commedia, una bella purga e le viscere si rimettono a posto.
Mah! Sarà forse così, sarà forse vero. Ci rifletto sopra, mi arrovello, spremo quei pochi neuroni che mi restano e alla fine, chissà, comprendo. Ma sì, è logico, è lapalissiano addirittura! In una terra di stronzi com'è diventata la nostra bell'Italia, la purga è l'unica maniera per eliminarne alcuni. Sì, certo. Rifletto ancora e mi affloscio. Il guaio è che ne restano sempre troppi. Troppi

Il grande Alberto Sordi.

domenica 23 febbraio 2014

Aspettando che la notte sprofondi.

C'è chi riesce a vivere fingendo di non sapere. C'è chi riesce a svolgere ogni ordinaria attività senza voltarsi indietro, senza ascoltare le parole che riemergono dal passato. C'è chi riesce a vivere incurante di gesti e bugie sparpagliati nei mesi, negli anni forse, come semi da fare attecchire. Semi già secchi, cavi dentro, che non daranno mai altro se non terra secca anch'essa, zolle rugose che si sbricioleranno con un soffio, con un respiro. C'è chi continua nell'assurda follia quotidiana di una falsa vita, costruita con minuziosa crudeltà sulle spalle più fragili. Frugando con mani ladre di predatore nel cuore altrui, cavandone cibo e sangue per alimentare il proprio di cuore, quel cuore incerto che non ha più battiti, che non ha vita. Sono gli uomini dal cuore morto, vivi all'apparenza, straordinariamente vivi. Ma morti, senza più cuore, senza più anima. E sono straordinariamente capaci di ridere, agire, parlare, grottesche maschere umane, così simili alle funerarie maschere etrusche o egizie, con i loro sorrisi stereotipati e le orbite vuote.
C'è chi non riesce a vivere fingendo di non sapere. C'è chi non riesce a svolgere ogni ordinaria attività senza voltarsi indietro, senza ascoltare le parole che riemergono dal passato. Hanno occhi pieni di lacrime e paura nel sonno; hanno bocche cucite per non vomitare i gesti e le frasi che hanno ascoltato da quelli dal cuore morto; hanno il loro cuore rosicchiato dai denti affilati dei predatori. Ma sono vivi e ricordano. Ricordano e aspettano. Aspettano che la notte sprofondi, che il sole li afferri e li porti via.

Edward Hopper - Il sole del mattino

lunedì 17 febbraio 2014

Rifletto sul Rottamatore. E sull'Italia.

Incoronato! Habemus premier! Per la verità, il terzo nel giro di poco più di due anni e tutti e tre messi sul trono del Governo dalla volontà non del popolo. Che dovrebbe essere "sovrano" e invece, come sempre resta suddito e subisce. E va bene, allora stiamocene zitti e stiamo a vedere quello che succede. Certo è che noi italiani siamo imprevedibili, non ci facciamo mancare niente: riempiamo dapprima, con i nostri voti, il Parlamento di gente con qualche problemuccio da risolvere con la Giustizia e subito strilliamo che è uno scandalo; ci affidiamo al vociare di qualche capopopolo e diventiamo d'un tratto aggressivi e risoluti nel volere il cambiamento; andiamo (finalmente) al voto e non concludiamo un'emerita mazza. Il povero Freud avrebbe avuto un bel da fare per emettere una diagnosi, sospesi come siamo, da troppi anni, tra la voglia di affidare i nostri miseri destini a un padre-padrone e quella, esaltante, di riscattarci da lui. La sindrome degli adolescenti, un po' ribelli, un po' attaccati alle coccole di casa.
Ma ora pare che si sia a una svolta epocale, non più capelli bianchi e gesti paludati (Monti); non più volti rassicuranti di politici giovanili d'aspetto, ma con lo spirito di vecchio bacucco (Letta). No, no, ora è arrivato un giovanotto di belle speranze, in maniche di camicia, appassionato cultore della bici, al massimo di una Smart, veloce come un topolino impazzito nello smanettare sul PC (memorabile il video che lo ritrae alla tastiera, un portento); di modi cortesi, quando non gli vien fuori l'arguto sentire toscano e allora sono dolorose punture. Sì, è lui, il rottamatore, il sindaco (ex?) di Firenze, Matteo Renzi, piglio giocoso e volontà d'acciaio nella scalata verso i piani più alti.
Ho dato un'occhiata ai nomi del totoministri e mi sono stupita. A parte qualche eccellenza come Gino Strada che ha subito declinato (lo adoro), ho trovato tra i papabili molte personalità provenienti dal mondo dell'economia, top-top-top manager, molti politici di professione e di vecchia data, uno scrittore. Alessandro Baricco, amico del novello incoronato, il quale Baricco parrebbe, anche lui, avere rifiutato: peccato! avremmo potuto ritrovare la Cultura in un Oceano Mare o avrebbe potuto renderla leggera come Seta, chissà. Ovvio che scherzo, mi sembra tutto uno scherzo, quest'Italia senza nocchiero, quest'Italia che non ha più rotta da seguire, neanche quella, corretta, della democratica scelta affidata ai suoi cittadini. Uno scherzo triste, però.
Un' ultima riflessione e da questa un consiglio a Renzi e, soprattutto, ai media. Se le scelte dei ministri dovessero essere quelle che si sono, finora lette, che la smettano di usare il termine "rottamatore", perché l'età di molti va ben oltre l'agognata pensione di vecchiaia. O forse no, forse si può continuare ad adoperarlo quel termine: in fondo, si sta rottamando la Democrazia.

martedì 11 febbraio 2014

Riflessione sull'egoista. Tra bugia e utilità.

L'atteggiamento umano che più mi sconcerta (mi offende) è quello dettato dall'egoismo. Si suole dire spesso, troppo spesso, che si agisce in una specifica situazione o si interagisce con gli altri, protetti da un "sano egoismo". Come se il contrario, l'altruismo, fosse un sentire insano. Come se fosse un sentire da matti, da persone che vivono fuori dal contesto reale o che non riescono a integrarsi con esso e quindi a trarne profitto. Perché l'egoista tende sempre a trarre giovamento, per sé soltanto, da qualunque circostanza in cui si ritrovi a confrontarsi con altri. L'altro è un "potenziale" nemico da cui guardarsi, contro cui sguainare fioretto e pugnale. O ripararsi dietro lo scudo della menzogna. Sì, perché l'egoista è di sovente anche bugiardo. Per protezione, per salvaguardia dei propri beni materiali e spirituali. A me, che di un egoista si dica che possiede doti spirituali, pare un'iperbole; tutt'al più possiede la spiritualità di una faina o di un cuculo che scarica giù dal nido le uova altrui per permettere l'esistenza delle proprie. L'egoista non vede l'altro, non lo ascolta, non nutre interesse per lui. Egli sa parlare d'amore, oh sì, e manipola bene i cuori e li plasma come meglio gli aggrada, affinché soddisfino le esigenze che gli corrono precipitose dentro. Chi è in questa condizione, di egoismo appunto, vive appartato, spesso si isola, non ama la partecipazione.  Alcune volte viene definito un sognatore e non è del tutto errato ritenerlo tale. Riesce a condurre due vite parallele, a dare di sé due immagini. Anzi no, una sola. Quella che vuole che gli altri scorgano, la sua verità velata. L'altra è nuda e di lei ne è geloso custode.  Ho conosciuto persone che, di fronte alla sconfessione, messi con le spalle al muro, protestavano tra pietosi singulti,"se ho mentito, l'ho fatto per non nuocere di più, per non far del male." Perdonatemi, se tra chi mi legge dovesse capitare un egoista mentitore, ma non gli credo. Gli volto le spalle, con disprezzo e, forse, anche con una briciola di pietà.

Tamara de Lempicka    Portrait of Marquise "sommi"   -   1925












venerdì 7 febbraio 2014

L'amore è un muro calcinato dal sole.

Nella vita ho avuto poche certezze. Il dubbio è stato il mio pane quotidiano, pane e companatico pure. Ma con il trascorrere degli anni, con l'acquisizione spesso non voluta di esperienze più o meno dolorose o gradevoli, ho affondato le radici di questa pianta selvatica e ribelle che è la mia anima ( il mio intelletto, il mio essere razionale e non?) nel terreno umoroso e fecondo dell'amore. Per anni dunque, ho vissuto con questa unica certezza che era diventata la realtà in cui mi muovevo, in cui agivo, in cui respiravo. L'amore  come spinta ad affrontare ogni nuovo giorno con coraggio, senza mezzi termini, con sfrontatezza anche. Sì, ero sfrontata, orgogliosa di ciò che credevo di possedere. Ma non si possiede nulla, non si può possedere l'amore. Si ama e basta. Ci si ostina a costruire una dimora nel cuore che sia degna di ospitare questo sentimento; ci si ostina ad adornarla come una reggia perché sia sempre accogliente, di calore e di luminosa allegria colma. E ci si ostina a recintarla con sbarre d'oro perché l'amore non possa fuggire. Poi, qualcosa cambia: nuvole e vento di tempesta scuotono tutto, marosi s'infrangono contro la casa-gabbia e l'amore scappa via, libero. Perché è libero, l'amore non vive al chiuso, ha sempre voglia di scoprire altro: l'amore è viaggiatore appassionato e salta su treni e navi e aerei che lo portano lontano. Resta una prigione vuota, resta una certezza sgretolata. Come muri calcinati dal sole, si sbriciola la mia costruzione. Ora lo so, ora ho una nuova certezza ed è questo l'ultimo conforto.
Dal diario di Adele.

Sernesi Raffaello  Tetti al sole - 1860

lunedì 3 febbraio 2014

La violenza.

I fatti sono arcinoti ed è superflio imsistere nel ricordarli. Se ne è parlato dappertutto, nei bar come nelle tv; se ne è scritto dappertutto nei quotidiani come sul web. Verrebbe da dire che ci siamo abituati al turpiloquio, alle "onorevoli" percosse; verrebbe da dire che ci siamo mitridatizzati, il veleno non ci nuoce più. E però, dai commenti di un  giovane amico pentastellato una riflessione mi urge dentro. Asserisce, questo mio caro e giovane amico, che non è ammissibile mettere sullo stesso piano "truffe agli italiani, rapine al futuro dei figli, con qualche insulto" anche se, aggiunge, deprecabile. E asserisce anche che i deputati 5stelle dovrebbero farsi "più furbi." Dico subito che per quel che concerne la "furbuzia" (termine detestabile, a mio avviso, e che collego sempre all'idiozia e non all'intelligenza), i neoeletti  5stelle hanno un'autostrada a scorrimento veloce davanti, non incontreranno alcun ostacolo nel diventarlo, "furbi". Gli esempi sono tanti e preclari. Ciò che mi lascia incerta e molto, molto perplessa è piuttosto la graduatoria di "merito" e cioè cosa sia meglio o peggio. Come a dire: scegliete voi, miei prodi cittadini, è più nobile esprimere lo sdegno morale per le istituzioni fedifraghe e corrotte o è più nobile avere in ripulsa le sconcezze sessuali, le oscene violenze verbali pronunciate e scritte contro una donna? Domanda che mi fa trattenere il fiato o che, paradossalmente, mi fa venire voglia di ridere, tristemente, ma di ridere. Perché lo sdegno per una delle due azioni non implica il minore sdegno, o peggio l'assenza di esso, per l'altra. Perché bisogna cercare una gerarchia per importanza? Cui prodest? Qual è  il senso di tutto questo discutere e strillare? I cittadini onesti sanno bene dove guardare e a chi; i cittadini onesti  e dotati di spirito civico e di sani principi hanno imparato sulla loro pelle chi e cosa può danneggiarli e provano indignazione e collera, la collera dei giusti, per tutto quello che viene compiuto contro il bene comune. Ma i cittadini onesti sanno anche che non è tollerabile, non è plausibile denigrare, insultare, infangare nella maniera più obbrobriosa, una donna. Non lo farebbero mai, i cittadini onesti e civili. Quelli che lo hanno fatto, vigliaccamente sul web, non sono cittadini onesti. Sono solo cittadini maiali. Che hanno risposto a una domanda posta da un maschio maiale.
Senza rendersi conto, forse, di fomentare gli istinti più bassi del maschio dominante. Senza rendersi conto, forse, di essere colpevoli di induzione alla violenza sessuale, allo stupro.  Al di là delle mie personali simpatie o antipatie, rivolgo alla "donna" Laura Boldrini, la mia empatia. Sono una donna e la violenza su noi donne mi ripugna e la combatto sempre e comunque, come posso. Anche con le parole.

"Words like Violence, Break the Silence" di Caridad Sola 2013


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