lunedì 3 agosto 2015

Ultima estate

Le estati si affastellano, stanno una sull'altra proprio come carte scritte e dimenticate sullo scrittoio. Alcune se ne vanno via, per sempre, non valgono la dolcezza del ricordo. Altre restano, assolate come allora, chiare di luce, scure d'ombre.

Ultima estate


Le viole del pensiero erano piantate nei vasi
di pietra lavica e le zinnie ronzavano di api
sulla finestra aperta alle note del pianoforte
nei pomeriggi d'agosto, dopo il mare di sabbia
eravamo sfatte,
alghe restavano appese ai nostri capelli duri.
Non avevamo tempo da ricordare,
né vuoto da riempire con le palette
il cielo roteava giocoso su di noi,
intrappolava gli astri e la luna  macchiava
 le nostre brevi esistenze.
Annusavamo palpiti di pioggia nelle nuvole
e ci chinavamo sui libri
aspettando l’inchiostro sulle dita e il gesso bianco.
Ci scorrevano negli occhi  
figure di donne alte e dritte
o piccole e affannate, serve e regine 
eravamo insieme.
Il giardino cresceva aggrovigliato di rovi,
lanciava uccelli neri dai cespugli
e lucciole ballavano con le nostre vesti rosa.
I gatti cantavano rotolandosi d’amore
e la notte era un  sonno inquieto,
viaggiavamo nel buio scalze e sudate
sapevamo che era la nostra ultima estate.


Mary Cassatt  -  "Le sorelle"   -   1885





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