martedì 27 febbraio 2018

Che cosa posso dirvi

Ci sono frangenti della vita nei quali il cervello e il cuore tacciono, quasi atterriti dalle proprie insipienze, insignificanze, di fronte agli accadimenti di una realtà talmente  aliena e alienante da apparire grottesca, teatrale.

Che cosa posso dirvi.

Che cosa posso dirvi
Che non ho detto?
Ragazzi miei
Che ragazzi non siete più
Nelle tempie striate
Nel graffio che s’allunga
Sulla guancia solco d’aratro
Ara la mia terra scura
Che non germoglia più.

Che altro posso dirvi
Che non sapete già
Ragazzi miei
Che tutto conoscete
Di questa vita zoppa
Che vi s’appoggia addosso
Col greve peso di noi vecchi
Ad intralciare il passo
Al nuovo maggio freno.

Soffoco le parole
Le schiaccio dentro
Ribelli come vorrei che foste
Alla menzogna e al plagio
Alla lusinga e al dolo
Alla violenza della falsa legge
Alla giustizia inesistente.
Ai sepolcri imbiancati
Per voi restaurati.

Che altro posso dirvi
Che non v’ho detto
Ragazzi miei amati.



Salvador Dalì  "La persistenza della memoria"   1931



mercoledì 21 febbraio 2018

Dissolvenza

Non è umanamente, moralmente possibile stare a sentire queste voci. Assistere dalla finestra, dallo spioncino della porta, a tutto questo moto oltraggiosamente vischioso di fango.
Come può una forza politica importante e determinata a governare il Paese, come può consentire che il governatore della Campania si rivolga ai giornalisti con toni che rasentano la minaccia"Ingoierete tutto" e che riecheggia tetramente mafia e  purghe fasciste? Come può non disfarsi di costui, peraltro non nuovo ad atteggiamenti similari nei confronti di antagonisti politici, come può sostenerne la presenza?  Senza voler scendere nel particolare delle discutibili frequentazioni del figlio, ché è compito della magistratura e non mio.  Ma già i reiterati comportamenti volgarmente istrionici da malavitoso asceso ai vertici dovrebbero indurre il segretario di quel partito a qualche riflessione.  Sì, la risposta è nella domanda. Il bacino di elettori portati in dote è appetibile e sommamente vincolante.
Ho iniziato con questo inutile e velleitario sfogo spinta dalla lettura di un post e dai commenti sottostanti che, argomentando tra disillusione e tristezza e incertezze e patemi d'animo, stringi stringi alla fine invitano al cosiddetto voto utile. E cioè vota il meno peggio. E se non fosse che mi sale una risata rotta, di scoramento e di urticante bile, mi verrebbe facile urlargli per iscritto: e la questione morale? la decantata, fiera questione morale del popolo della sinistra? Ma anche qui so quale sarebbe la risposta: il silenzio spezzato da spiegazioni fittizie,  da mugolii imbarazzati e risentiti. Oppure la franchezza, più apprezzabile, di uno sfottò, di una larvata ingiuria alla mia stupida ingenuità.
Poi ci sono altre voci, altri gesti. C'è il fiorire, non il rifiorire perché la mala pianta non è mai stata estirpata, delle destre fasciste. E qui è tutto un gioco di specchi, un accecare gli sguardi con riverberi abbaglianti. Ormai è vigente il dogma, il fascismo? Storicizzato! Non torna più! Non ci sono pericoli! starnazzano le oche del Campidoglio, col sottofondo cupo e rimbombante per tutta la penisola e le isole: " Gli antifascisti sono i nuovi fascisti!"  Sì perché l'antifascismo è rappresentato da un branco selvaggio e vigliacco di stronzi, quelli dei centri sociali che aggrediscono e malmenano e offendono e lanciano sassi e bottiglie e altro nella vecchia, squallida guerra tra poveri cristi.
L'antifascismo non è quello e lo sanno bene pure i fascisti. Ma gli è comodo a tutti ammucchiare spighe e festuche in un unico covone, meglio non disorientare il tapino che deve votare. Quello conta! il voto, non l'individuo. Agli individui ci penseranno poi come vorranno e come potranno.
L'individuo, la persona, l'essere umano, la collettività. Merce alla mercé di multinazionali che mutano rotta e sede, delocalizzano e il Ministro tuona e s'indigna. Oggi li sentivo in tv, trasversalmente, promettere che se ci sarà un parlamento che li abbia in seno ( o parlamento, mamma feconda!) faranno tutti insieme una legge che dia una bella ed energica strigliata alle aziende. Miti, ignare, candide verginelle, non ci hanno pensato prima, lapsus mentis!
L’individuo, la persona, l'essere umano che viene schiacciato nel giro maligno di interessi politici, economici, interessi di supremazie arroganti e  mafiose, sprezzanti d'ogni meritato lavoro svolto. In tutte le istituzioni, in tutte le sedi ove è dato che qualcuno abbia l'arbitrio di decidere. Senza pagare mai un pegno, spezzano esistenza, sradicano buone piante e creano deserti di solitudine e disperazione e umiliazione. Che Dio li maledica.

Allora, io leggo, vedo, ascolto e mi sovviene il titolo di un film di qualche anno fa, un film di Lars von Trier "Melancholia". E mi lascio prendere anche io, come i protagonisti, dall’ attesa trepida e smarrita di una dissolvenza finale. Pacata e dolce.

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domenica 18 febbraio 2018

Un altro tempo.

Una passeggiata, un giardino magnifico e disordinato. Un giardino antico e gentile, come una donna d'altri tempi, come un ricordo di madre e di nonne. Un giardino per dimenticare, per poche ore, il presente.


Un altro tempo nel giardino  

C’è un modo per vivere le ore
del giorno senza grandi progetti
per il futuro che sempre
racchiude qualcosa di voi
slanciati verso cieli diversi
flessibili alle correnti
dal mare ai deserti spiranti

Indugio inebriandomi di voi
ferma nel cerchio delle braccia
respiro l’odore di tutta la terra.

C’è un modo per staccarmi
in un’ora del giorno invernale
di luce bassa come la notte

Nel giardino scomposto
liriopi e rose selvagge
tappezzano sassi  scabrosi 
e i miei occhi arrancano
nel viola appena sbocciato.

Dimentichi di tutto per un’ora
dimentichi di voi flessibili
slanciati come cespugli di gaura.

C’è un altro tempo
nel giardino con la pioggia sospesa
C’è un tempo di silenziosi
spazi interrotti dalla raucedine
del ragazzo con la vanga
dal fischio tremante di un merlo
dalla risata gonfia di una donna.

Tutt’intorno gli  arruffati alberi
 mi parlano all’orecchio. 
In un soffio d'antico.


Claude Monet  "Iris nel giardino"   1900
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domenica 11 febbraio 2018

Una trasversalità che nuoce.

Prendo lo spunto per questa riflessione dalla lettera apparsa in rete e indirizzata a una ragazza da parte di Michela Murgia. Una bella lettera dai toni appassionati ma allo stesso tempo di sofferto disincanto. Nella lettera la scrittrice si sofferma nella spiegazione alla giovane Valeria del fascismo. Ed è interessante quello che scrive, è importante, è giusto. I giovani hanno la necessità oggi più che mai, seppur tardivamente, di conoscere, di approfondire, di capire. Perché se ancora non ne avvertono l'intensità distruttiva, percepiscono le inquietanti vibrazioni che percorrono la società in cui sono nati e in cui si muovono e dalla quale si aspettano di essere accolti.
Un pezzo accorato dunque, ma che, in alcuni punti, mi lascia interdetta. "Dovevo dirtelo prima che il fascismo non è un’ideologia, ma un metodo che può applicarsi a qualunque ideologia, nessuna esclusa, e cambiarne dall’interno la natura. Mussolini era socialista e forse non te l’ho spiegato mai. Ho dimenticato di dirti che si intestava le istanze dei poveri e dei diseredati. Ho omesso di raccontarti che i suoi editoriali erano zeppi di parole d’ordine della sinistra, parole come “lavoratori” e “proletariato" scrive. Ma il Mussolini socialista divenne, all'alba della Grande Guerra, interventista, sempre più incline ad ascoltare le pulsioni nazionalistiche di alcuni pensatori e intellettuali di quegli anni ( Marinetti, D'Annunzio)  e nel terribile ritorno alla normalità del dopoguerra, in un'Italia dilaniata da contrasti sociali e preda di una crisi economica spaventosa , trovò terreno fertile per attuare quello che era il suo personale disegno: diventare Capo dello Stato. La nascita dell'ideologia fascista - perché è un'ideologia - ebbe un travaglio non indifferente, le radici socialiste di Mussolini che si erano nutrite dell'anticapitalismo ottocentesco dei sindacati virò opportunisticamente, per mettere a tacere i ceti moderati e più conformisti, verso  il riconoscimento pieno della proprietà privata e dell'esistenza delle classi sociali. Nazionalista, populista, Mussolini creò nell'immaginario collettivo, quell'uomo forte, ardimentoso, sprezzante del pericolo, cultore del corpo. Un'ideologia con progetti grandiosi, imperialistici. E totalitari. Il fascismo fu un'ideologia di dittatura, alla quale si ispirò Adolf Hitler fondatore del nazionalsocialismo o nazismo tout court. Non esiste allora, non è esistita un'ideologia nazista, dunque? Ecco la mia prima perplessità. Certo, le dittature comuniste sono state anche esse dittature mostruose e sanguinarie, ma hanno avuto altre origini, altri non nobili padri e capi, hanno affondato le loro radici in altre culture e in altre società.  Altro periodo che mi fa essere titubante e riluttante nell'accettarne a pieno il senso ”. "Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica; invece, proprio come la mafia, il fascismo non è di destra né di sinistra: il suo obiettivo è la sostituzione stessa dello stato democratico"  D'accordo su quest'ultima parte, certamente è un trait d'union ben delineato: ambedue hanno come scopo di sostituirsi allo Stato di diritto, seppure per motivi intrinseci ben diversi - la mafia non ha ideologia politica, la mafia intende servirsi della politica per ottenere potere e favori -  ambedue ostentano e praticano un enorme disprezzo delle regole democratiche. Ma se la mafia non è né di destra né di sinistra, (e anche qui qualcosa mi risuona dentro come una nota stonata, perché c'è una destra non mafiosa e non fascista e c'è una sinistra che è  non mafiosa e non stalinista) dire che non siano un'opinione mi pare un poco forzato. Più in là aggiunge, la scrittrice, che il fascismo al pari della mafia è un metodo e qui sono completamente d'accordo. Il fascismo, come la mafia, è un metodo, un sistema che avvolge, come nelle spire maligne di un serpente, ogni attività, ogni funzione, ogni obiettivo. Potrei azzardare che da opinione intrinsecamente distorta della vita e della società, si tramuta in metodo, in stile, in forma sostanziale  di vita e di società. 
Ho detto in un commento che, pur trovando condivisibile in parte lo scritto della Murgia. non ne ero del tutto convinta e che temevo che potesse ingenerare confusione. Confermo questa mia preoccupazione. In questi giorni, mesi, anni di precaria esistenza, di nuovi e vecchie paure, di rancori e disagi riscoperti e alimentati da alcuni volgarmente e disonestamente, nuoce questa trasversalità spiccia, questo appiattimento, questo "tutto è uguale perché tutto è cattivo."
Le differenze sono fondamentali, stanno alla base della comprensione. Di ogni aspetto della vita. Degli altri e anche di se stessi. Il fascismo è il fascismo e nasce da un'idea della società e degli uomini ben precisa, peculiare e individuabile. 


Giacomo Balla  "Autosmorfia"  1900

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