Non mi interessa cercare di vedere
le immagini sono macchie su foto
antiche - ne ho tante in una scatola
accucciate da decenni una sull'altra -
Non mi graffiano le voci, quella che pigola
dell' imberbe uomo o quella artificiosa
dell'intervistato, recitano i due guitti
e recitano male perché vogliono
convincere me e te e tutti che sono bravi.
E bravi sono. Manzonaniamente, m'invento
il termine. Non ho niente da vedere, né
da ascoltare e il dialetto di Partenope è
così stretto e biascicato e squagliato e
incagliato tra i denti che mi faccio sorda.
Così non faccio altro che scrivere quassù
sciocche riflessioni che tu non leggerai.
E chissà se le leggerà lui, srotolando i
muscoli sul divano, in attesa del sonno.
Poi c'è il più piccolo e certamente s'è
addormentato già da un pezzo.
Tutto il resto, tutte le parole, dai canali
di un'informazione buffona, bugiarda,
bieca, becera, banale e tutte le b brutte
che ancora non conosco e sono vecchia per
tornare sui banchi e al dizionario.
Tutto il resto, dicevo, non è più attinente
alla mia vita.
Oggi, distesa sul letto, quella bambina,
ferita senza scampo né pietà, si è liberata.
Oggi è volata via e non tornerà più.