Ma anche io, a maggior ragione io che non sposto niente, nessun pensiero, nessuna riflessione. Se non le mie, se non le mie ragioni che appartengono solo al mio cuore.
Per vivere
ci vuole molto poco
si deve
tirare il respiro
gonfiare i
polmoni d’aria
Per
camminare senza squarciarsi
i piedi macinati
scarpe ci
vogliono, scarpe
anche di
tela e gomma
Per allontanare
il sole a picco
basterà un
cappello
di cotone,
di paglia
con la
visiera se si è ragazzi
che amano lo
sport
Se si ha
sete ci vuole l’acqua
la birra e
il vino e le altre
bevande
rinfrescanti
sono un
capriccio
di cui
possiamo fare a meno
Se c’è fame
basterà del pane
il riso e il
latte per i più piccoli
le proteine
verranno dopo
se ci sarà
fortuna
se ci sarà
un dopo
avremo anche
la frutta della terra.
E per
dormire?
Ci vorrebbe
un tetto
una capanna, un letto
di erba o di
piume
non importa
purché la schiena
si stenda
tutta e ci sia il riposo.
Il lavoro
dei campi delle zolle
rivoltate
con le mani
non spaventa
la luna
sorge enorme e
mette fine
alla fatica-
Sta in
quelle baracche la paura
Sta nel
grido di dolore
delle nostre
donne
Sta negli
occhi chiusi dell’aguzzino.
In fondo poi
c’è il mare.
che è felice
madre
per chi è
forte e sa nuotare-
Scintilla e
brulica di ombre
sopra e
sotto
e siamo ora
stretti
abbracciando
la fune che ci lega
“Il viaggio
è lungo” ci dice qualcuno
e la terra
invece è di fronte
e si respira
l’odore della morte.
Un’onda
grande, un flusso bianco
nelle orbite
aperte sbarrate
a guardare
un’ultima volta
quell’infinito
azzurro.
Vittorio Matteo Corcos "Sogni" 1896 ca.