mercoledì 23 giugno 2021

Al gelsomino arabo che quest'estate fiorisce.

 




Non scrivo quasi  19 aprile 2021

 

 

Non scrivo quasi più niente

ho le mani intirizzite

stecchite dalla sfiducia

gli occhi li ho persi da tempo

e da un anno sono secchi

somigliano alle foglie

del rampicante indiano

macchiate delle muffe invernali.

Non scrivo più parole

che mi cantano in testa e

nella pancia danno pugni

Il cuore? No quello ha altre cose da fare,

non pompa versi storti

fai il tuo lavoro, gli dico,

vai avanti ancora un po'.

Non ho più parole.

Le voglio ascoltare dagli altri

mi rotolano nelle orecchie

si raggomitolano come fili di lana

messi da parte per lo scialle che scalda

si acciambellano come la gatta sulle mie gambe

e a volte fanno le fusa.

Ascolto le parole degli altri.

Molte hanno un rantolo buio

allora spalanco la finestra

ai suoni di piombo della città

perché fuggano fuori, fuori da me.

Si infrangano pure, le parole, sul selciato di lava,

si annocchino pure, le parole,  nei cassonetti

trasudanti quintali di plastica.

Inerpicate sui muri, sbiadiscano

impastandosi tra loro.

Non ho più parole, no.

Ho però cespugli in attesa

un bottone di rosa,

un nido di merli,

un geometrico cielo tra i tetti

a cui alzo lo sguardo

per incrociare quell'occhio divino.

Ho una gatta che sfoglia i fiori nel vaso di coccio.

E molti libri che qualcuno legge per me.

Tutto questo - che non ha bisogno di parole –

è la cornice che vi trattiene

mie infinite luci.



 

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