La violenza mi sgomenta
sempre. La violenza perpetrata da un branco di giovani su altri due ragazzi e
uno dei due resta a terra, ferito a morte da calci e pugni. E non importa quale
sia stato il movente che ha scatenato la furia della barbara orda, non c’è
movente alla violenza. Il senso sta lì, nel corpo inerte del giovane italiano,
nella sua vita spezzata.
La violenza mi spaventa
sempre e non solo quella fisica. C’è anche quella delle parole, dei gesti negli
stadi affollati di tifoserie urlanti slogan xenofobi; c’è nelle scuole e nei
gruppetti di adolescenti e ragazzi che frequentano gli stessi luoghi e alcuni
sono pronti all’insulto, già armati con parole al posto di bastoni o altro,
pronti a colpire chi osi affacciarsi sul loro mondo di ignoranza e di miseria
morale, pronti a dar guerra solo perché ritenuto “diverso” da loro, solo perché
gay o di pelle più scura o di etnia sconosciuta. E poi la violenza verso le
donne, avvertite da troppi, come oggetti da usare e buttare. Avvertite come
usurpatrici di una secolare supremazia maschile, che non accetta il corpo
femminile se non come merce, che non ammette il pensiero, la semplice e libera
diversità dell’essere donna. E più la donna pensa e più si mostra indipendente
dall’uomo e, paradossalmente, più se ne cerca il possesso e l’annientamento,
anche fisico. Da parte di tanti, troppi.
Mi spaventa la violenza
verbale, mi inquieta la volontà di non capire. La negazione del dialogo, il
rifiuto della critica, come se questa fosse uno schiaffo o un pugno a cui
rispondere con uno schiaffo o un pugno più forte, ignorando che la critica
significa scelta, significa cernita ed è espressione di una libertà raggiunta. Ne
ho fatto personale esperienza proprio ieri, sul web. Aggredita, insultata,
dileggiata. Tentata anche io di fare altrettanto, ma Atena, amata dea della
ragione, mi è stata buona consigliera. All’ignoranza, quando è accompagnata
dall’arroganza e dalla violenza, non c’è rimedio, non ci sono parole adeguate.
Meglio troncare, rassegnarsi al silenzio e lasciare spento il pc. Come è spento
il cervello di chi usa la violenza, fisica o verbale che sia. Giorgio De Chirico - Minerva (testa) con frutta 1973