Trovo stupefacente
l’incapacità di molti a non capire. A non voler capire, meglio. Trovo
stupefacente l’incapacità di ascoltare le ragioni dell’altro: trovo
stupefacente la negazione del dialogo.
Esiste una viscerale, metabolizzata, compiuta impossibilità di parlare con
l’altro. Si assiste ormai allo sproloquio con se stessi, si discute solo con se
stessi, uno sbrodolarsi addosso di frasi compiaciute e di cui, spesso, si
ignora il senso anche etimologico, ma tanto che importa, l’importante è
parlare, parlare, parlare. Ma non dialogare, non accettare il confronto, quasi
si temesse il luccichio di un pugnale, l’odore acre di un colpo di pistola. Allora
si attacca, senza ragionare – ragionare implica, per molti, uno sforzo titanico
– ci si scaglia in discorsi illogici, perdendosi dietro ai fantasmi delle
personali paure o ansie. Oppure si tace, ed è la soluzione forse codarda, ma
più riposante. A questo punto, entra sul proscenio di questa farsa, perché in
fondo di commedia popolare si tratta, l’ipocrisia.
Quella dei sorrisi dai denti
d’oro, quella dei gesti vuoti e delle parole distratte. O quella, la più
odiosa, della condiscendenza, addirittura dell’ammirazione falsa, della
sudditanza riottosa e mascherata con la stima e il rispetto. Ma l’ipocrisia non
inganna se non anime semplici e mansuete.
Essa è visibile, brilla come un diamante falso tra gemme autentiche, il suo
mantello è trasparente, di un tulle liso e sporco che non basta a coprire. E si
rende manifesta, e diventa vulnerabile. Il velo grigio cade mollemente a terra,
i sorrisi perdono i denti d’oro, i gesti vacui e le parole distratte si
disperdono nell’aria, E l’ipocrita resta nudo, scoperto agli occhi. Solo che
lui non lo sa.Amedeo Modigliani Nudo di donna seduta 1917
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