giovedì 28 febbraio 2013

Anzi, malissimo

Bene. Anzi non bene. Piuttosto direi male. Reminiscenze di vecchi film di fantascienza, bambini dagli occhi cangianti, clonati da una mente diabolica; invasioni di ultracorpi in umani fra noi umani, affliggono la mia povera mente, incapace a comprendere. Le mie difese immunitarie scattano all'avvicinarsi del nuovo estraneo pronte a neutralizzare l'aggressione, come negli incubi creati dalla paura di una malattia. E mi accorgo dell'impotenza che mi è compagna, della inutilità della mia paura. Non mi resta che aspettare, a occhi chiusi, orecchie sorde e bocca incerottata. Mi guardo allo specchio e conto le rughe del mio volto e a ognuna di loro, ne corrisponde una dentro graffiata nell'anima, ma le conosco ormai e mi sono amiche, c'è spazio per altre. Fuori finisce il giorno e la lotta continua nel buio e nel chiuso delle case, penso all'ultimo uomo morto di lavoro e gli mando un abbraccio.

domenica 24 febbraio 2013

En attendant il mio domani

En attendant. Attonita aspetto che passino i giorni, che ne arrivi uno, uno qualunque. Che mi porti qualcosa in regalo, una lampada accesa, un rombo d'aereo. un campanello squillante. Passeggio per le stanze immutate, con il silenzio di fuori che picchia ai vetri delle finestre. Per mescolarsi a quello compatto di nebbia densa della casa.Gli alberi nel giardino sono sterpi invernali, scheletri lignei che bucano il cielo, potrei anch'io sedermi sulle loro radici e aspettare mi dico. Invece finisco di leggere un libro e ne prendo uno nuovo, senza impazienza lo terrò da parte e intanto pensieri come mongolfiere si innalzano e sbattono contro i soffitti delle stanze vuote, gridando alla libertà. Aeronavi cariche di incertezze e desideri, taglio le funi e volano via a raggiungere l'altrove, il freddo Paese che si è preso il domani. En attendant, aspetto questo mio domani.

venerdì 22 febbraio 2013

Nella notte travolta dagli dei.

Ci sono cascata di nuovo, una pera matura nella melassa sul fuoco. Mentre altri continuano a parlare d'amore, estasiando cuori palpitanti, io mi faccio prendere non da Eros gentile, ma da Ares e Atena. Mi afferrano vigorosamente, ben forniti di scudi ed elmi e mi trascinano nell'Ade, fumigante di veleni, della politica. Guerreggio baldanzosa, schivo fendenti, ne assesto alcuni. Mi confronto con imberbi maschi ignoranti e fanciulle dalle gote arrossate dall'eccitazione bellica. Vorrei sottrarmi, ma è tardi, la battaglia volge alla fine e il nemico da sconfiggere è un drago vecchio e maligno. Attorno a me, schizofrenico vociare che riporta alla mente un'altra epoca, anni di disperazione e dolore reali, anni di uomini e donne annientati, di bambini strappati al futuro. Il cuore trema, piango nella notte di nuvole nere sulla città allagata. Piango per i morti di un tempo passato; piango per me che non l'ho vissuto; piango per questi giovani sciocchi che non sanno niente e allora negano tutto. Torno al presente e leggo frasi d'amore e scorgo un raggio di sole che passeggia sul desktop: vorrei scrivere anche io parole d'amore, vorrei anch'io passeggiare nella luce di quel raggio. Ma il mio tempo è passato.

martedì 19 febbraio 2013

Dal cielo piovono punti interrogativi.

Mi chiedo se ci interroghiamo abbastanza su chi siamo e cosa saremo domani; su ciò che vogliamo e ciò che avremo domani; su chi ci sta accanto e su chi è andato via. I giorni sembrano scorrere sotto questa pioggia di punti interrogativi, naviganti nell'aria che respiriamo, infissi nelle pupille, incollati alla lingua. Mi capita, camminando per la città sfiorita come una donna senza passione, di vedere il mio volto goffamente riflesso in quello di altri, la medesima incertezza nei lineamenti, confusi nel calore della sciarpa; la stessa andatura esitante, senza alzare gli occhi da terra o lanciati verso l'orizzonte di altre strade e piazze. Come se l'incrociarsi con altri occhi, potesse pietrificarci, renderci polvere. Cammino e penso a città straniere, non a questa mia signora disfatta, e fingo di essere altrove, sotto un cielo grigio e ventoso, diritta e sicura procedo verso il mio cuore. Accanto a me sfilano, intanto, persone che come me, non sanno dove andranno, né cosa avrenno, né cosa vorranno. Silenziose sotto la pioggia di punti interrogativi.

venerdì 15 febbraio 2013

Tra arte e sberleffo

Mi ero ripromessa di non parlare di politica perché volevo tenerla fuori da queste pagine, volevo far riposare la mente aggredita dagli italici guerrieri della politica, adulatori, boriosi ma anche malmessi, come fossero un esercito in fuga. Poi, accade che un comico viene preso di mira, osteggiato quasi rappresentasse il nemico da sconfiggere e allora capisco di non poter tacere, capisco che è inutile fingere, la vita è politica e viceversa. Il fatto è noto e non sto qui a riferirne, quello che mi piacerebbe fosse ancor più nota è l'imprescindibilità della satira nei confronti del potere. Affiorano le immagini dai colori sgargianti dei quadri di George Grosz, i suoi "Pilastri della societè", uomini avidi e grassi, trasudanti la proterva volontà di annientare e arraffare; o le immagini del film "Il grande dittatore" di Charlie Chaplin, metafora della follia del nazismo. Opere d'arte ispirate dalla satira nei confronti dell'uomo che crede di possedere ogni cosa, anche le parole, i gesti, la minica di altri uomini. La satira è rivoluzione dello spirito, cibo salutare dell'intelletto, ornamento della bocca: in altre parole, da sempre, è arte. Sia che si esprima nelle forme sublimi del pennello, sia che prenda vita da uno sberleffo.

mercoledì 13 febbraio 2013

Tornando a parlare d'amore

Ritornando a parlare d'amore, mi vengono davanti alcuni volti. Visi di bambini e bambine, con occhi spalancati alla vita, inondati di luce; di giovani ragazzi e ragazze, sospesi nella penombra della soglia che porta al futuro, incerti nel lasciare i giochi di un recente passato; volti di questi stessi ragazzi e ragazze, oggi adulti perché così il tempo ha deciso, ancora sospesi e incerti dentro al futuro. L'amore li accompagna, amico discreto e spesso tradito, li sostiene con mano materna, ma non basta. Un cielo distante, incute paura; un ricordo nascosto. morde nel cuore; una mano sfiorata, distrae. L'amore che lotta, l'amore che dipinge quei volti di violenta bellezza, si stanca e si accuccia in angoli bui. I cieli lontani, smaglianti di neve ghiacciano il suo coraggio; i ricordi scolorano e diventano anch'essi candore di neve; la mano sfiorata è un uncino a cui abbocca stupito. L'amore perduto dei visi bambini, giovani, adulti che mi vengono incontro.

domenica 10 febbraio 2013

La parola amore non è solo quella dei cuoricini

Com'è difficile scrivere oggi d'amore, come suona scialba ai timpani la parola stessa, amore. Un coro di sospiri e gemiti l'accompagna, una cornice di cuori trafitti dal sacro dardo la cinge. Tra festoni di rose rosse si attorciglia, sterile e morta come quei fiori impressi, un tatuaggio universale è d'obbligo per renderla evidente nel giorno che la celebra, come si celebra un eroe o un santo martire, in questo caso S.Valentino.Una festa antica, forse discendente da quelle romane che invocavano la fecondità per la donna; forse, ed è l'ipotesi che mi soddisfa di più, da ascrivere ai cantori dell'Amor Cortese. Una ricorrenza che si perde lungo i secoli, arricchendosi di significati e, inesorabilmente, di gadget: di tutto, di più ancora e non sto a elencarli. Scagli la prima pietra chi non ha mai ricevuto un peluche con cuore fiammeggiante stretto tra le zampe o una scatola dei famosi cioccolatini, i cui biglietti hanno indotto a serie riflessioni intere generazioni di giovani. Ora è tempo di crisi; ora è tempo di pensare a un futuro senza nastri e cuori di stoffa. Un futuro di impegno d'amore, dove il cuore sì ci sarà, ma sarà cuore vero, pulsante, chiamato ad agire insieme al cervello e all'operosità delle mani. Questo è perciò l'augurio che rivolgo ai ragazzi e alle ragazze: siate innamorati certo, ma  degli altri, della vita, della società, della natura, della cultura, del lavoro. Siate innamorati per voi stessi.      

giovedì 7 febbraio 2013

Shakespeare e Pirandello mi danno conforto.

Sarà perché siamo in pieno Carnevale ma di certo, mai come in questo periodo, ho avuto la sensazione di trovarmi in mezzo a una miriade di maschere. Di ogni tipo, di ogni età. Vado per strada e gnomi, fate, damigelle vezzose e prodi templari, una bisboccia di eroi ed eroine in miniatura, mi vengono incontro in una nuvola di coriandoli; aziono il telecomando e dallo schermo saltano due  o più Pulcinella che se le danno di santa ragione, sotto gli sguardi compiaciuti e pasciuti di Rosaura e di Arlecchino. Strabuzzo gli occhi, credo di avere le traveggole, mi faccio sorda per un attimo per non sentire urla e scempiaggini, ma niente da fare, sono proprio loro, le maschere eterne della commedia umana. Allora mi consolo e penso a Shakespeare e a Pirandello che lo sapevano già che siamo tutti attori sul palcoscenico della vita e che indossiamo un'infinità di maschere per nasconderci, per distinguerci, per ingannarci e ingannare gli altri.

domenica 3 febbraio 2013

OUTSIDER

Sono un' outsider. In ogni campo e in ogni attività. Credo di esserlo per indole naturale e col passare del tempo per ragionata scelta.
Una mia compagna di studi e amica di oggi, mi ricordava di recente che da ragazza"eri per i fatti tuoi," un poco svagata, la testa per aria, interessata, anche nello studio, solo a quello che mi piaceva e che, guarda caso, erano le materie ritenute ostiche. Non ciavevo riflettuto allora, mi pareva talmente naturale essere così, partecipare quel tanto che bastava, aiutare i compagni in difficoltà laddove io me la cavavo abbastanza bene, andare a qualche cineclub o a qualche festa. Ma non mi sentivo parte di un "gruppo." Forse, già da allora, aborrivo l'idea del circolo chiuso, del clan, del club o come meglio preferite chiamare un insieme di persone che si riuniscono periodicamente. Colpa anche questo mio modo di essere della claustrofobia? Chissà.

Lettori fissi