domenica 10 febbraio 2013

La parola amore non è solo quella dei cuoricini

Com'è difficile scrivere oggi d'amore, come suona scialba ai timpani la parola stessa, amore. Un coro di sospiri e gemiti l'accompagna, una cornice di cuori trafitti dal sacro dardo la cinge. Tra festoni di rose rosse si attorciglia, sterile e morta come quei fiori impressi, un tatuaggio universale è d'obbligo per renderla evidente nel giorno che la celebra, come si celebra un eroe o un santo martire, in questo caso S.Valentino.Una festa antica, forse discendente da quelle romane che invocavano la fecondità per la donna; forse, ed è l'ipotesi che mi soddisfa di più, da ascrivere ai cantori dell'Amor Cortese. Una ricorrenza che si perde lungo i secoli, arricchendosi di significati e, inesorabilmente, di gadget: di tutto, di più ancora e non sto a elencarli. Scagli la prima pietra chi non ha mai ricevuto un peluche con cuore fiammeggiante stretto tra le zampe o una scatola dei famosi cioccolatini, i cui biglietti hanno indotto a serie riflessioni intere generazioni di giovani. Ora è tempo di crisi; ora è tempo di pensare a un futuro senza nastri e cuori di stoffa. Un futuro di impegno d'amore, dove il cuore sì ci sarà, ma sarà cuore vero, pulsante, chiamato ad agire insieme al cervello e all'operosità delle mani. Questo è perciò l'augurio che rivolgo ai ragazzi e alle ragazze: siate innamorati certo, ma  degli altri, della vita, della società, della natura, della cultura, del lavoro. Siate innamorati per voi stessi.      

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