martedì 19 febbraio 2013

Dal cielo piovono punti interrogativi.

Mi chiedo se ci interroghiamo abbastanza su chi siamo e cosa saremo domani; su ciò che vogliamo e ciò che avremo domani; su chi ci sta accanto e su chi è andato via. I giorni sembrano scorrere sotto questa pioggia di punti interrogativi, naviganti nell'aria che respiriamo, infissi nelle pupille, incollati alla lingua. Mi capita, camminando per la città sfiorita come una donna senza passione, di vedere il mio volto goffamente riflesso in quello di altri, la medesima incertezza nei lineamenti, confusi nel calore della sciarpa; la stessa andatura esitante, senza alzare gli occhi da terra o lanciati verso l'orizzonte di altre strade e piazze. Come se l'incrociarsi con altri occhi, potesse pietrificarci, renderci polvere. Cammino e penso a città straniere, non a questa mia signora disfatta, e fingo di essere altrove, sotto un cielo grigio e ventoso, diritta e sicura procedo verso il mio cuore. Accanto a me sfilano, intanto, persone che come me, non sanno dove andranno, né cosa avrenno, né cosa vorranno. Silenziose sotto la pioggia di punti interrogativi.

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