giovedì 7 febbraio 2013

Shakespeare e Pirandello mi danno conforto.

Sarà perché siamo in pieno Carnevale ma di certo, mai come in questo periodo, ho avuto la sensazione di trovarmi in mezzo a una miriade di maschere. Di ogni tipo, di ogni età. Vado per strada e gnomi, fate, damigelle vezzose e prodi templari, una bisboccia di eroi ed eroine in miniatura, mi vengono incontro in una nuvola di coriandoli; aziono il telecomando e dallo schermo saltano due  o più Pulcinella che se le danno di santa ragione, sotto gli sguardi compiaciuti e pasciuti di Rosaura e di Arlecchino. Strabuzzo gli occhi, credo di avere le traveggole, mi faccio sorda per un attimo per non sentire urla e scempiaggini, ma niente da fare, sono proprio loro, le maschere eterne della commedia umana. Allora mi consolo e penso a Shakespeare e a Pirandello che lo sapevano già che siamo tutti attori sul palcoscenico della vita e che indossiamo un'infinità di maschere per nasconderci, per distinguerci, per ingannarci e ingannare gli altri.

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