venerdì 15 febbraio 2013

Tra arte e sberleffo

Mi ero ripromessa di non parlare di politica perché volevo tenerla fuori da queste pagine, volevo far riposare la mente aggredita dagli italici guerrieri della politica, adulatori, boriosi ma anche malmessi, come fossero un esercito in fuga. Poi, accade che un comico viene preso di mira, osteggiato quasi rappresentasse il nemico da sconfiggere e allora capisco di non poter tacere, capisco che è inutile fingere, la vita è politica e viceversa. Il fatto è noto e non sto qui a riferirne, quello che mi piacerebbe fosse ancor più nota è l'imprescindibilità della satira nei confronti del potere. Affiorano le immagini dai colori sgargianti dei quadri di George Grosz, i suoi "Pilastri della societè", uomini avidi e grassi, trasudanti la proterva volontà di annientare e arraffare; o le immagini del film "Il grande dittatore" di Charlie Chaplin, metafora della follia del nazismo. Opere d'arte ispirate dalla satira nei confronti dell'uomo che crede di possedere ogni cosa, anche le parole, i gesti, la minica di altri uomini. La satira è rivoluzione dello spirito, cibo salutare dell'intelletto, ornamento della bocca: in altre parole, da sempre, è arte. Sia che si esprima nelle forme sublimi del pennello, sia che prenda vita da uno sberleffo.

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