Non mi piace usare la parole
‘celebrazione’, non si dovrebbe celebrare, nel 2015, la giornata contro la
violenza sulle donne, non dovremmo sentirne la necessità. Ieri cadeva
l’anniversario, il quarantunesimo credo, da quando fu dissepolto lo scheletro
di Lucy l’australopitecus etiope che ha permesso agli scienziati di progredire
nella ricerca dell’evoluzione umana. E la coincidenza temporale ha assunto, ai miei occhi, un
significato quasi esoterico, magico. Non casuale. L’australopitecuse Lucy era
una femmina e non sappiamo, ma possiamo immaginare, soggetta al maschio dominante
per motivi prioritari. I ruoli, insomma, erano ben definiti, Lucy partoriva e
portava avanti la specie umana e il maschio, anonimo in questo frangente,
cacciava, sfamava e proteggeva dai pericoli i piccoli. E forse, come nei
fumetti, qualche colpo di clava, Lucy se l’è beccato. Ma tutto questo
appartiene alla notte dei tempi, al buio dei primordi e gli esseri umani o gli
ominidi sconoscevano ancora l’uso della parola, esprimevano i sentimenti con
gesti, giacché sono certa che provavano
emozioni e sentimenti, magari embrionali, magari senza la compiutezza della
ragione, ma li provavano. E Lucy avrà pianto o si sarà arrabbiata molto per
quel colpo di clava.
E oggi? Oggi siamo qui a ricordare
le donne vittime della violenza maschile. Come a dire che molte donne vivono la
loro vita con un nemico accanto, l’usurpatore dei loro diritti alla speranza,
all’amore, alla libertà di essere, dopo milioni di anni, diverse da Lucy.
Provo un senso di disagio e non
per le mie sorelle di sesso, ma per gli
uomini. Che il loro sesso, le loro stesse peculiarità di genere, ne facciano
potenziali aggressori, stupratori, assassini. Orribile. Ma certificato, con
cadenza ossessiva, dai fatti di cronaca, dalle testimonianze di volti tumefatti,
se non dai corpi straziati di molte donne; orribile, ma reso tangibile dalle confessioni’ ( perché spesso le violenze subite vengono
percepite come una colpa!), anche, di chi conosciamo. Orribile, ancora una
volta, uno spettacolo di ripugnante disumanità a cui, purtroppo, si guarda (e
non solo da parte degli uomini!) con volgare, nauseante, sospettosa
superficialità: quante volte ci è capitato di leggere, di ascoltare. in calce
agli articoli inerenti a stupri o violenze, quante volte abbiamo letto o
ascoltato commenti simili “E va bene, se l’è cercata, con quella mini” o “e
perché si è vestita così? Che cosa voleva? L’uomo si sente provocato?” oppure “e allora? Era ubriaca fradicia proprio
come un uomo!”o ancora “Però lo tradiva!” come se l’ abbigliamento , la
sbronza, l’emancipazione sessuale possano giustificare, sminuire la gravità della violenza, possano giustificare la clava sulle odierne Lucy. Il fatto è che serpeggia, subdola,
un’ignoranza dura come un guscio di noce
che va schiacciata, questa sì con
determinazione e forza. Una subcultura trasversale che riesce a imbrigliare
nelle sua trama tutto il mondo, forse è una delle rare condivisioni che
accomunano, almeno in parte, gli uomini e le donne di ogni nazione: queste nella
reiterata menzogna di dover accettare il
ruolo sacrificale di vittime designate; quelli nella comoda, accogliente
menzogna di una supremazia fisica e intellettuale, retaggio di un ancestrale
richiamo della foresta e dei millenni passati.
Un’ultima riflessione la dedico
a Valeria, la ricercatrice italiana uccisa a Parigi; e con lei, a tutte le
donne sacrificate dalla guerra a subire la violenza dello stupro, del terrore,
della morte. E alle spose bambine che non hanno diritto all’innocenza delle
bambine. Le donne pagano sempre un prezzo altissimo, in molti Paesi, solo
perché sono donne. Ma abbiamo un cervello, oltre che cuore e utero, diamo
ascolto al nostro cervello. Facciamone, sempre più, un uso migliore. Uomini e
donne insieme. Perché Lucy e il suo compagno con la clava sono solo scheletri.
Artemisia Gentileschi "Susanna e i vecchioni (1610 - 1622?)