martedì 17 novembre 2015

Né a Dio, né a un'idea, né alla vita.

Lo scoramento che abbiamo provato in questi giorni è stato il necessario obolo alla superficialità con cui, spesso, siamo indotti dalle circostanze e da un larvato cinismo a vivere le nostre piccole esigenze e le nostre stesse vite. I tragici fatti di Parigi - perché quelli dell’aereo russo nel Sinai e la strage a Beirut e tutte le altre non avevano provocato una simile partecipazione emotiva, tutt’al più un vago sentore d’inquietudine subito rimossa -  ci hanno scaraventato violentemente in una realtà disumana e crudele. Per tre giorni, da quel maledetto venerdì sera, ci siamo rimpiccioliti, siamo ritornati a essere entità inermi, piccoli nei disegnati nel corpo inintelligibile della Storia, punti che la mano devastatrice della violenza cieca e addestrata può cancellare quando le pare. E credo che sia questo il principale obiettivo, la vittoria da conseguire per i portatori di morte, per i negatori di Dio, farci inghiottire dalle tenebre del terrore, strapparci alle nostre esistenze e alle nostre abitudini.
In tutto questo orrore, nel brivido che scuote tutti noi, restano come macchie infamanti e indelebili, i corpi spezzati degli innocenti, giovani donne e giovani uomini, qualunque sia l’appartenenza religiosa; resta l’urlo osceno “Allah akbar”  perché è una oscena bestemmia invocare Dio e spargere il sangue dell’uomo; restano i giochi luridi di chi finanzia questa violenza, le sotterranee complicità di chi ha un solo dio, il denaro, davanti al quale inginocchiarsi; restano le manipolazioni,  le maschere lugubri di alcuni politici sedicenti giornalisti che scendono in campo armati per il loro personale Risiko; restano, e questo è l’indice della nostra cialtroneria bassa e sciocca, le chiacchiere, i distinguo, le prese di posizione “nette e chiare”, senza che ci si renda conto di camminare nel buio, senza capire che la chiarità è lungi da venire.
Sarà la guerra? Non lo so, spero di no, spero che ci si fermi in tempo. Ma, se dovesse accadere, che nessuno la chiami Santa, che nessuno dica all’altro,  infedele. Perché le guerre non sono mai sante, non lo sono mai state, e coloro che le scatenano non hanno il diritto di proclamarsi fedeli.  Né a un Dio, né a un’idea, né alla vita.


James Ensor   “L’intrigo”

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