Non
scrivo quasi 19 aprile 2021
Non
scrivo quasi più niente
ho
le mani intirizzite
stecchite
dalla sfiducia
gli
occhi li ho persi da tempo
e
da un anno sono secchi
somigliano
alle foglie
del
rampicante indiano
macchiate
delle muffe invernali.
Non
scrivo più parole
che
mi cantano in testa e
nella
pancia danno pugni
Il
cuore? No quello ha altre cose da fare,
non
pompa versi storti
fai
il tuo lavoro, gli dico,
vai
avanti ancora un po'.
Non
ho più parole.
Le
voglio ascoltare dagli altri
mi
rotolano nelle orecchie
si
raggomitolano come fili di lana
messi
da parte per lo scialle che scalda
si
acciambellano come la gatta sulle mie gambe
e a
volte fanno le fusa.
Ascolto
le parole degli altri.
Molte
hanno un rantolo buio
allora
spalanco la finestra
ai
suoni di piombo della città
perché
fuggano fuori, fuori da me.
Si
infrangano pure, le parole, sul selciato di lava,
si annocchino
pure, le parole, nei cassonetti
trasudanti
quintali di plastica.
Inerpicate
sui muri, sbiadiscano
impastandosi
tra loro.
Non
ho più parole, no.
Ho
però cespugli in attesa
un
bottone di rosa,
un
nido di merli,
un
geometrico cielo tra i tetti
a
cui alzo lo sguardo
per
incrociare quell'occhio divino.
Ho una
gatta che sfoglia i fiori nel vaso di coccio.
E
molti libri che qualcuno legge per me.
Tutto
questo - che non ha bisogno di parole –
è
la cornice che vi trattiene
mie
infinite luci.
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