giovedì 17 agosto 2023

È il dolore di vivere in questo finale di commedia, a volte tragica, che è stata la mia vita, che non mi fa dormire. Dormo il sonno ipnotico della pillola, brevi sprazzi di coscienza guizzano come lucciole attorno alla siepe che separava il giardino della bionda Diana, l'infelice istriana calata fin quaggiù a fare figli per un giovane orafo nell' immediato dopoguerra. Le lucciole che battevano le ali traslucide per accoppiarsi tra i rami aggrovigliati della siepe che separava quel disordine di tricicli arrugginiti dalla casa di nonna. Dalle sue finestre azzurre schermate da vasi e vasi di fiori. Se la pillola mi riporta in quel luogo dove ho creduto di trovare, più che la felicità, la salvezza, il Maelstrom di Poe mi afferra i piedi o anche i capelli che di notte si allungano a dismisura.. t

Il dolore cerco di tenerlo fermo,  lo inchiodo con tutto quello che c'è da fare per creare una normalità  che non voglio più.

Ecco la telefonata, ecco il sorriso dovuto. I baci a Tommaso, sono l'ascensione e l'assunzione al Cielo. 

E poi lo scuro dietro i vetri, più nero se la notte è calda e lo spavento di me, degli altri che sono tutto, tutto quello che ho.

E lo sprofondo dove c'è lei.

La ragazza che dorme e che sa.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi