domenica 23 febbraio 2014

Aspettando che la notte sprofondi.

C'è chi riesce a vivere fingendo di non sapere. C'è chi riesce a svolgere ogni ordinaria attività senza voltarsi indietro, senza ascoltare le parole che riemergono dal passato. C'è chi riesce a vivere incurante di gesti e bugie sparpagliati nei mesi, negli anni forse, come semi da fare attecchire. Semi già secchi, cavi dentro, che non daranno mai altro se non terra secca anch'essa, zolle rugose che si sbricioleranno con un soffio, con un respiro. C'è chi continua nell'assurda follia quotidiana di una falsa vita, costruita con minuziosa crudeltà sulle spalle più fragili. Frugando con mani ladre di predatore nel cuore altrui, cavandone cibo e sangue per alimentare il proprio di cuore, quel cuore incerto che non ha più battiti, che non ha vita. Sono gli uomini dal cuore morto, vivi all'apparenza, straordinariamente vivi. Ma morti, senza più cuore, senza più anima. E sono straordinariamente capaci di ridere, agire, parlare, grottesche maschere umane, così simili alle funerarie maschere etrusche o egizie, con i loro sorrisi stereotipati e le orbite vuote.
C'è chi non riesce a vivere fingendo di non sapere. C'è chi non riesce a svolgere ogni ordinaria attività senza voltarsi indietro, senza ascoltare le parole che riemergono dal passato. Hanno occhi pieni di lacrime e paura nel sonno; hanno bocche cucite per non vomitare i gesti e le frasi che hanno ascoltato da quelli dal cuore morto; hanno il loro cuore rosicchiato dai denti affilati dei predatori. Ma sono vivi e ricordano. Ricordano e aspettano. Aspettano che la notte sprofondi, che il sole li afferri e li porti via.

Edward Hopper - Il sole del mattino

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi