domenica 14 luglio 2013

L'amore platonico? No, grazie.

Le relazioni umane sono talmente complicate che mi verrebbe voglia di tramutarmi, come la moglie di Lot, in una statua di sale. Però poi il sale, a lungo andare si scioglierebbe e con lo scirocco che c'è, non durerei a lungo, sparirei in una scia di acquetta sapida. Continuerò a scervellarmi allora, tenterò di inerpicarmi per gli scoscesi sentieri della comprensione umana, anche se rischierò di rompermi l'osso del collo. Un aspetto che mi stuzzica e al quale solleciterei le risposte di chi fosse, eventualmente, interessato, è l'eterno gioco a rimpiattino dell'amore. Gioco che mi vede abbastanza neutrale, un arbitro che forse non incorrerà negli epiteti soliti destinati a lui. Ci sono amori infatti che mi estasiano, mi lasciano, letteralmente, a bocca aperta: sono gli amori che, un tempo, venivano romanticamente (aggiungo ipocritamente) chiamati platonici, riferendosi non tanto o non solo  alla filosofia del grande greco, ma soprattutto alla differenza tra questi amori casti e quelli vissuti con il placet di Eros, perciò peccaminosi e impuri (la letteratura dei secoli passati ne è piena, degli uni e degli altri). Gli amori platonici, asessuati, puri, estetizzanti, sopravvivono. Ne ho sotto gli occhi qualcuno, forse uno, va bene uno, ma ce l'ho e mi fa sbarrare gli occhi, mi sbalordisce, mi incuriosisce. Ma non mi commuove, non mi emoziona. Ne percepisco la freddezza, la voluta assenza, il vuoto della carne nella carne. L'incompletezza, dunque. Non sono sufficienti le parole, non bastano promesse di perenne fede a un sogno irrealizzato, ci vuole altro, ci vogliono gesti di pelle calda, movimenti dettati dalle viscere, e le parole che diventino grida e anche insulti e il sudore che sappia di  carezze. Qualunque tipo di amore è intriso di umori e di gesti, si nutre di gesti, non può farne a meno: l'amore della madre per il bambino e viceversa, l'amore per l'amico o l'amica, tutto è corporeo, pregno di carne, di sangue, di vita. L'amore assente, romanticamente platonico, non ha vita, è morto. E' un ectoplasma senza linfa e si alimenta di qualche ricordo e di moltissime menzogne. Menzogne che rivolge a chi gli presta ascolto ancora e ancora, per non farlo morire.

Gli amanti 1927 Renè Magritte

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