lunedì 22 aprile 2013

Senza essere schiava.

Se è impossibile per te vivere da solo, sei nato schiavo. Così scriveva Fernando Pessoa e le sue parole sono diventate le mie. La solitudine mi è amica, amante innamorata, da me richiesta e vezzeggiata sempre. L'ultimo vizio che mi sono concessa, l'ultimo grido alla vita. La manipolazione dei rapporti interpersonali non mi lusinga, fuggo dall'inganno di un sorriso e di una mano tesa, li lascio ad altri. Non voglio più catene, non voglio schiavitù, voglio la libertà di essere io, da sola, con il mio essere testardamente ferma, con i piedi conficcati nella terra fertile dei miei pensieri e dei miei sogni dileguati. Mi si accusa spesso di essere diventata quasi un'eremita, di evitare le occasioni conviviali, di non stare tra la gente. Tutto vero. Perché dovrei negare questa parte di me che reclama silenziosa quiete? Perché dovrei unirmi all'allegra combriccola che di allegro non ha niente, se non il ricordo di trascorsi tempi? Non è superbia malsana, non è ritrosia morbosa, no. Soltanto la consapevolezza di non volere più niente dagli altri e di non avere più niente da dare, non se quello che si vuole è l'assenso a un modo di vivere i propri giorni a occhi chiusi e bocche spalancate. Vivo una solitudine bellissima, circondata da inanimati e amati oggetti e da pochi animati esseri, amatissimi. Il resto lo lascio fuori e se riesce a penetrare, è perché glielo permetto, per un poco, senza lasciare che mi catturi. Senza essere schiava.

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