venerdì 26 aprile 2013

Citando Jane Austen.


Ho tanto materiale su cui riflettere che non so da dove cominciare, devo mettere prima un po' di ordine nel mio cervello, i neuroni scappano a destra e a manca, non vogliono coagularsi in un unico pensiero, luminoso e dirompente. Dovrei decidere anche io per le larghe intese, prenderne una manciata ( si fa per dire) a sinistra dove ci sono i neuroni specializzati nei procedimenti logico-analitici e un'altra a destra, dove stanno quelli più attenti ai sentimenti, i romanticoni della materia grigia insomma. Potrei metterli insieme e vedere cosa succede, una bella alleanza, un calderone ove mettere a cuocere ragione e sentimento, tanto per citare la Austen. Ora non posso asserire niente, sono ignara di tutto, il minestrone potrebbe, in ebollizione, far scoppiare il molle involucro che lo contiene; oppure si potrebbe verificare l'equazione perfetta, l'equilibrio tra testa e cuore che a chi non sembrerebbe il top da raggiungere, anche solo per una volta, nella vita?
Io ci provo, in effetti è da sempre che ci provo e con esiti assai scadenti.
Anche i nostri politici ci provano, da vent'anni o quasi, e ne combinano di tutti i colori. Si corteggiano insultandosi, per un periodo, quello appunto del corteggiamento che prelude all'accoppiamento; si allontanano sdegnosi, si riaccostano, si beccano, si fiutano, si riallontanano, fingono interesse per un altro e poi, come nelle schermaglie d'amore degli uccelli, ecco il grande, sublime momento dell'atto d'amore. Ed è tutto un cinguettare, un gorgheggiare di chi sta a guardare e plaude commosso all'evento.
Io no, non gorgheggio e non batto le mani. Sono ancora qui a riflettere per capire, sono a raccogliere i miei stanchi neuroni e a incitarli. Ma la vedo dura, la vedo proprio dura.

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