mercoledì 10 aprile 2013

Come cocci di vaso.

Me ne sto afflitta a commiserarmi, mi aggiro per le stanze silenziose e odorose ancora dell'essenza dei miei figli, mi vengono le lacrime agli occhi e mi sento tanto stupida. Da un po' di tempo avverto il malessere fisico, naso chiuso ecervicale, come un'insidia alla mia libertà, la spossatezza fisica come una menomazione psichica. E a questo si è andata, via via, aggiungendo la pletora di avvenimenti nella vita sociale e politica di questo bizzarro luogo geografico, che non sono certamente eventi gradevoli o risolutivi, di quelli che ti danno una mano a tirarti su il morale, tanto per intenderci. E poi, le piccole delusioni personali del mio lavoro, ma quelle le tengo sempre in conto, fanno parte di questo mio giocare con le parole e un'altra in più fa solo mucchio. Però mi rode un po' questo stare a pezzi, un vaso rotto e l'acqua che si spande sul pavimento e non ho voglia di tirarla su, osservo i cocci e mi deprimo. Poi su skype appare il volto perlaceo di mia figlia e mi parla e mi redarguisce con toni amorosamente aspri e io sono l'adolescente confusa e sciocca, mi guardo nel piccolo riquadro e scorgo i miei occhi stupiti e felici. Gli occhi di mia figlia sono grandi e verdi e brillano con serena fermezza, come le sue parole. Mi riscopro figlia per alcuni minuti, poi il bianco del monitor cancella gli occhi della mia ragazza, così uguali a quelli di mia madre.

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