sabato 20 aprile 2013

Ordalia.

Leggo i commenti, ascolto le parole degli invitati all'ultima cena, guardo le stralunate facce dei politici, chi per la noia e la stanchezza di dover stare in aula ad aspettare l'ultimo diktat del leader, fuori tutti e niente voto per alcuni, insistere e resistere per altri, aggrapparsi al naufrago di turno per altri ancora. Dopo l'iniziale stupore e la conseguente presa di coscienza dell'inettitudine e improntitudine e no, mi fermo qui perché non voglio cadere nella volgarità dell'insulto, dopo tutto questo mio mare agitato di sentimenti beccheggianti, finalmente arriva la consapevolezza piena. Mi sento quasi gratificata nell'accoglierla, mi sento delusa e triste ma grata anche. Ora non ho più dubbi, in quell'aula non c'è la parte migliore del Paese e soprattutto non c'è quella più intelligente. Lo so, lo so, mi direte: ma come, te ne accorgi solo adesso? Ma che volete farci, io sono una sognatrice, una maledetta ingenua, una che nella politica con la P maiuscola si ostinava a crederci ancora. E invece, invece una débacle di ogni idea di democrazia o di rispetto per essa. Ho visto il grugno soddisfatto di un giornalista sovrappeso con seguito di grugniti soddisfattissimi;  ho visto il teschio calvo di un altro emettere sinistri ghigni; ho visto l'insopportabile confusione di chi crede di avere in mano l'uovo di Colombo con le spiegazioni plausibili. Notte dei lunghi coltelli, resa dei conti, battaglia finale, niente ha ormai importanza: il verdetto è stato emesso e il rogo e lì che arde. Un autodafé atteso, un'ordalia annunciata.    

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi