venerdì 22 marzo 2013

Tic tic tic sui tasti

I ricordi sono schegge nel cervello, frammenti di quadri, echi di frasi. Sono odori di stanze scomparse negli anni, colori suoni odori come cavalli al galoppo dissolti oltre la curva che porta al traguardo. Un suono sugli altri prende consistenza e tic tic tic fa la vecchia Olivetti, lettera 22, posta sul tavolo nero sotto la lampada con grappoli d'uva pendenti, nel disordine di fogli vergini e di alcuni vergati con la calligrafia appuntita che a volte non riconosco come mia. Fuori è quasi sera d'autunno, una tiepida sera senza troppe sirene né clacson, i lampioni e i neon sono già accesi giù nella strada. Penso ai passanti sconosciuti che camminano sotto  e mi rannicchio contenta e tic tic tic pesto sui tasti una poesia nuova.
I bambini irrompono gridando e la poesia continua, si fa di carne tenera.
Oggi la strada è un'altra, ci sono echi di sirene lontane, odori di altre stanze e la luce accecante di questo schermo. Ma soprattutto non ci sono bambini e non c'è poesia.  

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