giovedì 7 marzo 2013

Le parole sono anche farfalle.

Eterno, etereo, etnico più che etico. Aggettivi che io che amo scrivere, adopero spesso e li ho scelti così, per allitterazione, solo per pigrizia mentale. A noi donne piace parlare dell'assoluto in quanto eterno e viceversa e in genere è l'amore a essere ritenuto tale: è la parola stessa. amore, così tonda e gonfia a creare nell'immaginario femminile, la visione di un corpo curvilineo,, una circonferenza nella quale è pressocché impossibile distinguere il punto d'inizio dalla fine, un giro eterno dunque. Etereo è lo spirito che crediamo di possedere, svolazzante come un angelo, vaporoso come le nuvole: ecco che ci eleviamo (ancora una e iniziale) al cielo e il cielo è etere. Quanto a etnico, beh allora precipitiamo sulla terra, il termine è appuntito come una freccia, ma anche frusciante come un vestiro a fiori vistosi o a disegni tribali. L'aggettivo etico è sottile, nervoso. Mi rimanda alla memoria uomini severi e con il dito indice ammonitore, parrucconi d'altri tempi che scuotono il capo osservando la nostra maliziosa virtù.  Mi piacciono tanto le parole, le adoro, sì le adoro e le vedo saltellarmi intorno, aspettando che io le afferri, per poi sacrificarle, come farfalle trafitte, sulla pagima bianca.

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