venerdì 30 giugno 2017

L'ultimo giardino.

Stanotte ho sognato. Sogno spesso io, non rientro nella casistica che strombetta: "Con l'avanzare dell'età si sogna sempre meno." No, io continuo ad avere notti piene di vita, cariche di suoni e di colori. I miei sogni mi sono stati spesso d'aiuto, sono stati folgoranti, il mattino dopo sapevo cosa fare, come comportarmi anche in situazioni difficili. C'è sempre una parte vigile di me che li analizza, li scompone mentre dormo. C'è sempre una voce, e non è detto che sia la mia, che mi parla. Stanotte ho sognato le mie stagioni e l'ultimo giardino.


L'ultimo giardino.



Mi si scaraventa addosso la casa dei bambini
guizzanti pesciolini nelle stanze azzurre
fuori la gatta Isotta vuole il suo Tristano
nel terrazzo fiorisce una tenda di lana
tra i vasi d'oleandro, non mangiate le foglie
vi avveleneranno, c'è un bastone rotante
ed è un cavallo al galoppo nella sfera d'estate.
Mi si schianta il cuore e voi giocate ancora
nella casa altissima trascinata dal vento
e gli alberi trascolorano nelle stagioni
entrano rami enormi nelle stanze ora mute.
Una vertigine s'arrampica fin quassù
nella notte scura posso sentire il mare
e mi risucchia in un gorgo nero,
Ecco sono sola, la porta s'è richiusa.
L'alba schiude lo spiraglio del cielo
la casa sorride nella penombra soffice
silenziosa cammino scivolo nell'ignoto
scalza i sassi bianchi accarezzo, senza mare,
attraverso il cespuglio del plumbago fitto
annuso il gelsomino con la gatta rossa
è il giardino, l'ultimo giardino.


Claude Monet  "Giverny"  1902

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