mercoledì 23 settembre 2015

Empireo e Malebolge.

C'è una stanchezza di penna tra gli intellettuali. Oggi, meglio, di dita, ché la tastiera del pc ha detronizzato l'antico uso del calamo e della biro. Non si sprecano troppo in parole, non si battono dalle pagine, fitte di pensieri, per una nobile causa, non si arrovellano per la salvezza dei cuori e delle menti. Tacciono. Tutt'al più, rilasciano brevi commenti, fiacchi segnali di fumo che il vento raccoglie in fretta e in fretta disperde. Sonnecchiano, apaticamente sfibrati dalla generale apatia, il male chiaro del nuovo millennio. Tacciono sulle male sorti dell'umanità, sulle guerre e sulle migrazioni; sulle vite precarie dei giovani e sulle violenze del potere che, spudoratamente, esercita nei confronti di milioni di ragazzi e ragazze spogliati del futuro, se non quello offerto dalla misericordia degli affetti.
Ma non sempre tacciono, questi stanchi cultori della bellezza e delle arti, a tutto tondo. Si ridestano dal loro sonno senza incubi, atarassico, allorquando si profila sulla linea dell'orizzonte, una qualche opportunità di sfogo, di sbocco. E sboccano, impetuosi come torrenti dalle montane sorgenti, percorrendo allegramente enfi, i tortuosi passi e le gole oscure. Cantano con garrule voci di trascorse letture, di libri ignoti a molti, di estatiche ed estetiche visioni, solo a loro apparse e solo a loro intelligibili. Che altisonanti voci si rincorrono per l'etere, che magnifiche gesta si compiono allora! Un fremito percorre chi li legge, un senso di umile e consapevole ignoranza ottenebra le menti dei tamnti seguaci. E ancora cala il silenzio, tacciono, ascoltando gli echi delle loro parole, sonanti per qualche giorno o qualche ora nei vasti cieli che li sovrastano. Fino al prossimo risveglio, fino alla prossima lettura, fino al prossimo libro o scrittore da innalzare verso l'Empireo o schiacciare giù nelle Malebolge infernali.

 Hieronymus Bosch, "Il Giardino delle Delizie"  1480 - 1490

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