giovedì 2 aprile 2015

Essere materni, sì uomini.

Ci sono ore trascorse del passato che restano come astri brillanti appesi al cielo, nella memoria. Momenti di beatitudine gioiosa, legati fra loro dalle parole e dai gesti semplici di un pomeriggio tra donne. La tazza con il tè che riscalda in inverno, una spremuta fresca in giardino sull’erba sdraiate, in sonnacchiose estati. Momenti di chiacchiere tenere, di confessioni spontanee, di sorrisi e, qualche volta, di occhi lucidi. E di repentini scrosci di risate, seguiti da pause dolci, magari sgranocchiando un biscotto, pause di silenzio interrotto dai suoni della vita, bambini che giocano e gridano, uomini che commentano lo sport, adolescenti che bisbigliano segrete emozioni. Sono queste le ore che mi fanno far pace col mondo e con le sue strambe leggi. Con i suoi errori impietosi, le sue angosce tristi e ferali. E sempre, queste ore trascorse del passato, sono percorse dai passi leggeri di donne. Di noi donne, con la testa per aria a sognare l’impossibile e con i piedi per terra a marciare diritto, badando che ci siano tutti, uomini e bambini, a marciare con noi. Che nessuno di loro si perda. E ne traggo una quiete felice, la consapevolezza della nostra capacità di mostrarci, di condividere, di vivere i sentimenti senza timore. In questi ricordi, vividi come dipinti, gli uomini sono assenti. Un caro amico, pochi mesi fa, mi diceva:”Occorrono grandi madri per educare gli uomini. Perché gli uomini hanno necessità che qualcuno li educhi ai sentimenti.” Concordo. Non è sempre così, ma in molti casi lo è. Se si provasse a chiedere agli uomini se sentono di essere stati educati al sentimento, parecchi di loro, alzerebbero gli occhi al cielo, scrollerebbero le spalle, incrocerebbero le braccia (in postura auto difensiva), sorriderebbero imbarazzati e un poco perplessi. E tanti di loro penserebbero: “Ecco! L’ennesima menata delle donne.” Allora, che ne direste, miei amatissimi diletti signori uomini, di essere più propensi al sentimento? Di essere accoglienti, generosi, “materni” e non paterni? Potreste scoprire qualcosa di voi, sconosciuta fino a oggi, ma molto piacevole e gratificante. E lo stesso invito lo rivolgo a certe giovani donne che hanno mutilato una parte di sé, il lato materno dell’accoglienza, della comprensione generosa. Per un malinteso senso di una “virile” responsabilità nei confronti della società attuale. Non occorre prendere a prestito dagli uomini la forza e la risolutezza nel lavoro, ne abbiamo da vendere. Straripiamo di energie, siamo fiumi in piena. Senza per questo, abbandonare, come fossero detriti, la materna accoglienza, la generosa comprensione degli altri. E di noi stesse, magari.


Edouard Manet
Le Déjeuner sur l'herbe 1863


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