domenica 12 aprile 2015

Niente è cambiato.

Proprio per questo, perché ieri e oggi,  da poco tempo, le mie giornate trascorrono in una inattesa quiete, quasi una serenità morbida e leggera come la carezza di mia madre; proprio per questo la notizia della morte del piccolo Checco, ucciso da un cancro nella Terra dei Fuochi (nella Campania felix del mondo latino, oggi brutalmente saccheggiata dalla camorra e dalla politica ignava e disonesta) mi ha lacerato il cuore. Nella testa, il pensiero, la preghiera di sempre, i bambini non si toccano. Sempre inascoltata, sempre reietta. Mi sento incapace ad accettare, lo sono ancora nonostante la maturità degli anni, nonostante gli innumerevoli disinganni della vita. La morte degli innocenti non posso e non voglio accettarla: è immorale, è crudele.
Penso a Checco e, con lui, penso alle moltitudini di bambini che aspettano che il mondo si accorga di loro, che aspettano di vivere, anche loro come tutti gli altri bambini più fortunati. E a loro dedico questa mia, scritta venti anni fa. Niente è cambiato.

Ballando 1995

Ballando abbracciata
all’idea spezzata
come ossa di case
nei campi bruciati,
al sogno negato
dei bimbi ingannati
dal gioco mortale,
mi volgo al gran salto
al di là del duemila.
Privilegio invitante
che il tempo mi dona
senz’altra richiesta
del non ricordare.
Ballando ballando
mi reco alla festa.


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