venerdì 11 aprile 2014

Adolescenti, innocenza e violenza.

Senza cedere a facili moralismi, senza voler etichettare nessuno, mi pongo alcune domanda. Ben consapevole che non saprò darmi risposte adeguate. L'unica cosa che posso provare a fare è quella di scavare dentro me stessa, di allungare l'occhio su chi mi sta vicino per trovare un barlume di luce.
Il fatto è che mi sento annientata dalle notizie che riguardano gli adolescenti di oggi, in particolare quei fatti permeati di una violenza inaudita, della quale sono vittime e carnefici.
Il recente episodio del sedicenne svizzero ucciso a Roma durante un "gioco" con i coltelli al posto del pallone o del Risiko o di qualunque gioco elettronico; oppure l'episodio avvenuto a Pittsburgh in USA del ragazzo che fa strage nella sua scuola con un coltello portato con sé da casa. Da casa sua, dove si presume abitasse con genitori, in un nucleo familiare. E ancora,  il nuovo divertissement degli adolescenti americani  ( da qualche tempo sbarcato anche nella nostra penisola), il knockout game che consiste nello sballo prima e  dopo nel colpire con  un pugno chiunque  capiti a tiro, la nuova Febbre del sabato sera, altro che Tony Manero ancheggiante al ritmo dei Bee Gees. E il bullismo di cui sento parlare anche dai miei adolescenti, da quelli che vedo allungare ogni anno di più, a cui conto i nuovi brufoli, dei quali scorgo le incertezze nelle parole e nei comportamenti, ma sempre con quella innocenza che si tengono addosso come la coperta di Linus, quasi una protezione contro i mali del mondo.
Guardando loro, i miei adolescenti e leggendo quello che accade ad altri come loro, mi interrogo. E se non so rispondermi in maniera sociologicamente soddisfacente, so per certo che una parte della loro colpa è nostra. Abbiamo sbagliato in qualcosa, ci siamo persi anche noi insieme a loro, li abbiamo accompagnati per strada con gli occhi ciechi, brancolando come loro nel buio. E forse abbiamo lasciato la mano che ci porgevano, vuota senza la nostra forza. Forse gli abbiamo trasmesso solo le nostre debolezze, le nostre fragilità più oscure. Credo che quegli adolescenti, quelli che finiscono sulla cronaca sbattuti sulle nostre facce addolorate, non rappresentino altro se non il nostro lato oscuro. Quella parte di noi stessi, compressa e feroce, che non vogliamo vedere.

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