venerdì 10 maggio 2013

Gli occhi del cuore.

"Il vantaggio di cui godevano questi ciechi era quello che si potrebbe definire l'illusione della luce." Da "Cecità" di José Saramago. Non le tenebre, ma un mare di latte in cui sono precipitati uomini e donne, senza conoscere la causa, senza preavviso, senza  sofferenza fisica.
Ho ripreso il libro dopo anni, per situazioni personali ne avevo interrotta la lettura, mi aveva angosciata. Certamente, non ero pronta a finirlo, non ero pronta a diventare cieca tra quei ciehi così diversi. Oggi sono anche io in quel mare di latte, lo siamo un po' tutti in realtà: galleggio, mi adagio sul fondale, mi adeguo a nuotarvi come meglio posso, ma non ho più paura, il contagio mi ha procurato un benefico incremento di autoironia e autoconservazione. Mi dico, se non vedo, è perché la realtà non si fa vedere; e quando balugina nella nebbia, fingo di non accorgermene. Un'illusione ottica, la Fata Morgana sullo Stretto che non mi incanta, ma a volte mi diverte per via della sua inconsistenza.
C'è poi  la realtà che vedo con gli occhi del cuore, quelli non possono diventare ciechi, è così stupido  affermare che l'amore è cieco, quei miei occhi hanno undici/decimi, sono acutissimi e scorgono volti di persone belle, uomini e donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine dagli occhi, a loro volta, sani e ridenti , aperti come paesaggi marini, scintillanti di vita. E io mi immergo e annego felice.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi