venerdì 3 maggio 2013

1° maggio tra ricordi e umanità varia.


Un bel po' di anni or sono, ho scritto una poesia dedicandola a una suggestione provata mentre percorrevo i viali del Giardino Bellini.
Suggestione che si è ripresentata con maggior vigore ieri mattina, quando mi sono addentrata con l'amorosa compagnia dei miei affetti più cari e di Matilda, la bassottina a pois, nei medesimi viali. Sotto l'ombra morbida dei giganteschi ficus, nel calore ancora mite del 1°maggio, trascorreva la giornata festiva un discreto numero di persone: la coppie anziana con il volpino al seguito e lei con un inusuale cappellino dalla tesa ampia, di certo ripescato in fondo all'armadio, che veleggiava candido alla brezza; la famiglia in ordinata fila, prima il padre, con gli occhi seri e stanchi, in silenziosa marcia; i maratoneti svestiti e sudati, immagine della modernità; i bambini in bici e sui pattini a rotelle, instabili e instancabili; le giovani coppie allacciate e separate dal cagnolino spesso senza nobili avi; e infine, l'umanità senza età e senza volto dei dimenticati, extracomunitari, ma anche donne e uomini di questa nostra amara Terra, accovacciati sulle panchine di pietra, in attesa del nulla. I profumi forse sono diversi oggi, l'aria è meno limpida e i clacson e le sirene delle autoambulanze spezzano il rumore degli alberi e azzittiscono gli uccelli, ma la suggestione è tornata, ero di nuovo lì, in quel parco con mio padre e mia madre e avevo sei anni.

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