lunedì 6 marzo 2017

La perdita dell'innocenza.

Guardo la giovanissima ragazza, la osservo. Una macchia sfocata il volto che conosco tanto a fondo da poterlo disegnare, e in altri tempo lo avrei fatto; quei tratti, impressi nella mia mente, ancora legati alle rotondità dolci dell'infanzia, tutto liscio e morbido, crema di latte spruzzata di miele e gli occhi seri seminascosti dall'onda selvaggia dei capelli. Poche parole ci siamo dette, ma è lei, timida e schiva e umorosa d'affetto. Un affetto saldo che traspare appena da un breve sorriso. Bella, Dio se è bella. E incerta. Ancora incerta, ancora aggrappata all'innocenza, restia e testarda, non vuole allontanarsene.
Si sovrappone a lei un'altra adolescente, altrettanto timida e ritrosa, svagata anche, e sono io, alla sua età. Una testa infiammata dalle molte letture, un cuore innamorato degli altri, la sensazione di accogliere il dolore del mondo in me e di poterlo sconfiggere, in qualche modo. Era l'età dell'innocenza, lo si è tutti, innocenti, in un periodo della vita, seppur breve. 
L'età dell'innocenza, che non è appannaggio esclusivo dei più piccoli, ma continua a scorrere come un fiume sotterraneo, dentro di noi, alimentando dubbi, paure, incertezze. Ma anche sogni e speranze. Età di fuggevoli illusioni, di notturni viaggi oltre gli spazi claustrofobici del giorno appena trascorso. L'età degli improvvisi scrosci di lacrime, come fulminei temporali estivi e di allegrie sgangherate e scoppiettanti. In un'altalenante contraddittorietà di comportamenti, burrasche e placidi sereni in perenne rotazione. E questa età, così vertiginosamente colma di sentire, si allunga, protraendosi negli anni per alcuni, io tra questi.
Il dubbio non cessa, la consapevolezza di non essere il centro del mondo e l'attesa, allo stesso tempo paziente e appassionata, del cambiamento, continua incessante a rendere il confronto con gli altri, più doloroso, più difficile. Ma è una scelta, involontaria forse, ma è una scelta compiuta a suo tempo. Ci si accorge con stupore prima e con sofferta rassegnazione dopo, di essere diversi, sovente di non essere accolti come vorremmo; ci si sente sminuiti quando si coglie, e accade, lo sguardo sarcastico o il risolino stirato come filo d'acciaio, alle nostre parole e azioni d'ingenua sognatrice, di eterna, inveterata adolescente. Si è soli, accade spesso anche questo, si percepisce il fastidio della diversità non accettata, perché chi è diverso mette in crisi sempre, fa vacillare ogni solida certezza acquisita, ne mette in dubbio il valore.
Un cammino per gambe buone, lo si potrebbe definire, un'ascesa interminabile. Ma ne vale la pena, ragazza mia, mia giovanissima e bellissima donna in itinere. Avrai il tuo fardello di dubbi, di incomprensioni, di sofferenze e delusioni da portarti appresso, ma non avrai rinunciato a quell'età, non avrai tradito, non avrai sconfitto l'età dell'innocenza.
Più di una volta mi è stato detto a proposito del cambiamento, non solo fisico, anzi, che avviene in molti uomini e in molte donne, con l'approssimarsi della maturità, più volte mi è stato detto: "Eh, mia cara, invecchiando, si diventa più cattivi". E non c'era rammarico nel tono; al contrario c'era un'arrogante compiacimento. Come se il cerchio si stesse chiudendo nella giusta maniera, senza sbavature.
No, per favore, no. Che non si chiuda il cerchio, che resti aperto, arioso, liberamente accogliente, generosamente innocente.
E a queste persone che si sono volentieri arrese - per calcolo, per superficialità, per aridità, per denaro e potere presunto, o anche semplicemente per stanchezza - io e la giovane ragazza e qualche altro, i miei amori di sicuro, diciamo che preferiremo, sempre, l'innocenza e lotteremo contro la sua perdita.

Joshua Reynolds "The Age of Innocence"  1785 ca.

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