martedì 14 marzo 2017

Sorridendo a me e al mondo.

C'è una parte, non trascurabile e non trascurata, di me che mi spinge a essere dissacrante, prosaica, forse cinica. Non riesco a liberarmi di un'ironia, appresa in giovanissima età, che spesso viene mal tollerata da alcuni. A questa però si accompagna da sempre la percezione irriverente di me stessa, un'autoironia leggera, un giocare con me stessa, con quel riflesso leonardescamente ricco di chiaroscuri che è l'immagine che ognuno di noi ha della propria personalità e della propria vita. Non posso fare a meno del sorriso liberatorio, del volteggio allegro, quando i toni di una discussione si avvicinano, pericolosamente, all'enfasi, a quella retorica dei sentimenti che toglie, non di rado, veridicità e peso e virtù alle nostre parole e alle nostre azioni.
Da sempre apprezzo chi irride i potenti, lo sberleffo a chi detiene lo scettro del comando, ritengo che sia la migliore arma che gli inermi, per stato e per scelta,, abbiamo a disposizione.
Chi sa ridere di sé e degli altri - quando gli altri meritano la risata che stronca e non l'empatia di una condivisa commozione - affronta, forse, con meno fatica il peso dell'essere abitante di questo folle pianeta. Di questa società deludente e troppe volte iniqua, che non fa sconti alla massiccia e crescente massa di poveri; che non premia il valore e il merito dei nostri giovani cuori, di ragazze e ragazzi, lasciati sulla banchina di una fantastica stazione a guardare i treni che partono e sfrecciano senza di loro.Perché spesso non hanno neanche più la voglia di afferrarlo quel treno, o la possibilità materiale in soldi e tempo.
Parlando dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, non sorrido alla vita, non sorrido dei potenti: no, in questo caso. Li fisso con occhio freddo e cattivo e attento, attento alle loro mosse, ai loro intrighi, alle loro parole bugiarde e se un'ombra di riso mi stira le labbra è un'ombra di disprezzo e di attesa. Prima o poi perderanno il treno anche loro.
Ma non voglio, oggi, affliggermi, che vadano in malora. Oggi voglio continuare a sorridere della vita, delle mie delusioni che, in fondo ho anche io voluto; delle mie scelte, alcune sbagliate e altre no, tutte compiute scaraventandomi dentro  con voluttuosa incoscienza; delle mie attese e speranze, spesso rivelatesi chimeriche lune ultragalattiche; dei miei rimpianti anche, sciolti in fiumi di lacrimosi versi. Oggi voglio sorridere di me, della mia immagine, di quella donna non più giovane che strizza l'occhio, ironicamente  distaccata da sé e dal mondo che le gira intorno. Ironicamente e amorosamente sorridendo, continuo a vivere.

E, ovviamente, non potevo  rimettermi nelle mani di alcuno, se non in quelle di Leonardo che, meglio di ogni altro, seppe cogliere il mistero del sorriso.

Leonardo da Vinci "La Gioconda"  1495

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