domenica 5 febbraio 2017

Mordete il cielo.

Il reiterarsi degli eventi parrebbe concedere stabilità all'esistenza. La monotonia dell'avvicendarsi delle date, scadenze fisse, festività e giorni feriali si susseguono sul calendario implacabili. Eppure, c'è una parte di me che vorrebbe rigettarne l'imperturbabilità, la progressiva noia delle litanie quotidiane. C'è una parte di me che vorrebbe scardinare il tempo, strappare il calendario, disordinare i numeri che vi sono segnati. Perché manca l'attesa, perché è quasi sempre corrotta da altro.. Il rifugio a questo smarrimento, a questa sottile ma acuminata angoscia è allora  la memoria. E mi si affolla, la memoria, di altre date e di altri volti ed è uno stordimento felice anche se breve. Poi torna il presente si china la testa, non c'è niente da fare, è necessario, per non perdere il senno, accettarne la risata beffarda e l'ammiccare ipocrita. In fondo ognuno di noi è il caterpillar di sé, si autoschiaccia, senza opporre resistenza. In fondo ognuno di noi ha scelto il tempo che voleva, no, non quello che avrebbe meritato, no. Quello che ha voluto, per pigrizia, per condiscendenza, per amore anche..

Figli miei, figli di oggi.


Figli miei, figli di oggi,
scansatevi dal caterpillar
che vi sta dentro ruggendo
Riprendete l'aliante leggero
col soffio del vento
cavalcate il tempo
belli sarete sul dorso delle nuvole
e lascerete indietro il tempo
che v'afferra alle caviglie snelle
dategli un calcio,
ma che sia gentile.
Dite di no, dite che siete ribelli,
ostinati e ribelli, figli di voi stessi.
strappatevi le corde che v'imbrigliano
cancellate i segni dal calendario
stornate gli occhi dai giorni e dalle ore
puntate la vetta,
la cima dell'albero più alto
e volate via e mordete il cielo.


Marc Chagall "Au clair de lune"  1942




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