domenica 4 ottobre 2015

Spleen d'ottobre

Si sa che l'autunno è stagione di malinconie. E di ricordi, la memoria scalpita, corre veloce, fa capriole all'indietro. Questo spleen autunnale si riflette nei colori e negli odori, la luce blanda, affettuosa delle giornate corte, il verde degli alberi che s'attenua, striandosi di giallo e di ruggine, il cielo che s'impolvera di una grigia schiera di nuvole; e gli odori, odori antichi, di terra molle d'acqua, un sentore scuro spezzato, qua e là, da altri odori, di frutti chiusi, noci e castagne, di melagrane ridenti, di uva. L'odore del mosto è un pizzicore impigliato nelle cellule olfattive, rimane lì da molti lustri. Da quando, bambina, entravo nel buio del palmento, e la capretta attaccata con una cordicella al chiodo davanti a quel luogo che mi pareva, allora, l'antro della Sibilla. C'era una vecchia su una seggiola impagliata, col fazzoletto nero, accanto alla capretta e stava muta, sorridendomi sdentata. Non ne ho mai saputo il nome, o forse l'ho dimenticato. Dentro brancolavo, a tentoni camminavo afferrandomi alla mano dei fratelli maggiori ed ero uno scricciolo, presso gli enormi tini. Alcuni giorni prima avevamo vendemmiato e dopo avevamo guardato gli uomini ballare sui raspi carichi di chicchi, pestavano e pestavano e io stavo con la testa insù, mi parevano un poco spaventosi i loro polpacci schizzati del sangue dei grappoli schiacciati. Uscivo all'aperto ed era una vertigine, credo di aver preso la mia prima ubriacatura allora, in quell'oscuro palmento.
In quegli stessi anni, o poco dopo, conobbi le sorelle Bronte e i loro libri. E iniziai il mio percorso di donna. Jane e Catherine mi resero complice della loro selvatica grazia, della loro bramosia di spezzare le catene.
Oggi, un amico mi ha ricordato, scrivendo un bellissimo pezzo su Jane Eyre, quel tempo. Mi ha ricordato quella che sono stata e che ancora, nonostante tutto, sono.

Pablo Picasso  "Margot la bevitrice d'assenzio"  1901

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