giovedì 22 ottobre 2015

Tutta colpa di una consonante.

La parola sulla quale appunto le mie riflessioni, oggi, è "pesantezza" o il più rapido participio - aggettivo "pesante". Superfluo darne la definizione, è ovviamente di pubblico dominio. Quello che mi interessa, piuttosto, è l'uso, quando non l'abuso, che se ne fa, in misura smisurata, tra i più giovani (ma neanche poi tanto).
Mi sono posta seriamente le domande: quando si è pesanti? in che modo si è pesanti? la pesantezza è un valore o, al contrario, un disvalore? E ho cercato di darmi delle risposte, appena appena plausibili.
La cultura condivisa dalla maggioranza delle persone appartiene ancora, nonostante le reiterate crisi e il decadimento di alcuni pilastri portanti, a una cultura fondamentalmente capitalistica ed edonistica, cultura egemone soprattutto nella seconda metà del secolo scorso che spronava all'individualismo e a una visione quanto più ottimistica del presente e del futuro. Da qui, il contraltare ad essa non poteva che essere rappresentato da una visione allargata, solidale e filantropica della società. Dall'osservazione delle reali condizioni di subalternità e di degrado, di povertà e di ingiustizia, era consequenziale una visione pessimistica del presente e del futuro, in specie comparando le "mancanze" dei più (povertà, degrado, ingiustizia, subalternità) alle "mancanze " di altri (corruzione diffusa, malversazioni, illegalità, clientelismo e non c'è fine a queste mancanze). Quindi, ancora oggi, vista l'escalation di siffatte manchevolezze, chi ne prende atto e, testardo come un mulo, rifiuta di assuefarsi a ruminare nella stessa greppia e non vede un presente e un immediato futuro ingentiliti da fasci di rose e di fiori, è catalogato e archiviato come "pesante" Cioè il tuo pessimismo è un onere per me, per noi che vogliamo vivere svolazzanti e felici, anche se ciechi. E la pesantezza presunta viene schivata come la peste - ricordate gli abitanti di Orano nel romanzo di Camus? - eludendo i problemi, continuando i traffici, le attività consolidate, gli svaghi che tanto roseo colorito regalano ai giorni. Chi, perciò, distoglie con un distinguo, con una puntualizzazione, anche con un fioretto intinto nell'ironia da quest'orgia di benessere fittizio , ma necessario, è "pesante".
E, per finire, è palese quanto venga giudicata un disvalore, la pesantezza. Addirittura viene, spesso, considerata una iettatura da cui guardarsi con gesti scaramantici più o meno triviali, quando non con oggetti (cornetti, ferri di cavallo, scarabei egizi, coccinelle ), quindi fornitevi del necessario se appartenete alla ponderosa cerchia dei "leggeri."
Se, invece, avete voglia di vedere le cose da un punto di vista un po' meno categorico, allora provate ad aggiungere una consonante alla parola pesante. Sì, avete fatto centro, viene fuori proprio questa qui: pensante.

Fernando Botero  "Danzatori"  2000

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