martedì 24 marzo 2015

La solitudine e lo tsunami.

Il fatto è che oggi è impossibile vivere una vita piatta come un vassoio, magari con sopra una montagnola di dolcetti. C'è sempre qualcosa che agita il vassoio, brevi sismi che hanno l'epicentro proprio sotto i nostri piedi o dentro le nostre teste. Che fanno barcollare anche chi non ha mai annusato, non dico bevuto, una sola goccia d'alcol. Che rendono instabile il passo e il pensiero, in un sobbollire di sentimenti, pulsioni, istinti, ribellioni, scazzi d'ogni genere. Ci si può isolare, certo, si possono staccare i contatti con la realtà, che viaggia sempre o quasi sempre nell'etere, oggi. Staccare telefono fisso e cellulare, tenere spento il pc, la tv, non scendere all'edicola a comprare giornali. E sperare che, se qualcuno dovesse attaccarsi al campanello di casa, dopo un poco se ne vada, irritato lui e felice tu.
Si potrebbe attuare, certo che sì. Se si fosse da soli. Un buon libro, una potata alle piante, se si ha la fortuna di goderne, una strofinata amorosa con il muso sincero e fedele del cane o micio di casa. Ma quando ci sono altri che sorreggono il vassoi con te, no, è impossibile. Lo tsunami gorgoglia, pronto a scatenarsi.
E mentre il sisma terrestre o oceanico che sia, stravolge tutto, e irrompono le Erinni scapigliate, insinuandosi nella testa come formiche cannibali,  allora il telefono fisso e il cellulare squillano contemporaneamente, il pc si accende di notizie orripilanti, la tv ronza più di uno sciame di zanzare nello scirocco di una sera d'agosto. Sconfitti, alloccati, si rinuncia al sogno della piatta vita. La frenesia violenta della vita di fuori spezza il vassoio, scaglia la montagnola di dolcetti contro il muro e inizia a ballare, vorticosamente piroettando.
Solitudine, amante bramata, attesa, sospirata, non scappare. Al prossimo incontro.

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