giovedì 2 ottobre 2014

Nel nulla.

Che difficoltà scrivere del nulla. Sì, perché in questi giorni (sono una santa donna a limitarne lo spazio temporale) la politica e chi ne incarna le idee (?), vagano nella sconfinata e desolata regione del Nulla. I nostri uomini politici e le nostre dame che graziosamente siedono sugli scranni del Parlamento, hanno un bel da fare. Si agitano, passeggiano dentro e fuori, rilasciano brevi e illuminanti interviste al giornalista - malcapitato, malmostoso, maldisposto, o al contrario, bene accolto, riverente e bendisposto - di turno;  siedono impettiti e battaglieri nei talk show (quanti ce ne sono? l'Istat dovrebbe pensare seriamente a un censimento): insomma sono presenti, assolutamente partecipi delle nostre miserrime vite. E discutono, consigliano, esortano, enunciano, enumerano, sempre fervidi e appassionati. Ultimamente dell'articolo 18, assurto a totem, sia per i detrattori che per i fautori. E attorno a questo italico totem, i nostri ballano la loro danza tribale, minacciando, dall'uno e dall'altro fronte, catastrofi e macerie. Accompagnati dall'orchestra di economisti, sindacalisti, giornalisti, maitres à penser schierati pro o contro, tutti esagitati, tutti convinti di essere i "salvatori della Patria". E mentre il Nulla viene fuori dalle loro bocche, creando una cortina di nebbia che impedisce di vedere la realtà che sta all'esterno, l'esercito è in marcia senza una meta, senza un nemico contro cui combattere. I nostri giovani. Senza lavoro, senza dignità, senza identità, senza ruolo. Come comparse (non pagate) sul set di un colossal storico, nel quale nessuno spettatore li riconoscerà, li ricorderà. I nostri giovani, in futuro, non potranno cantare "La storia siamo noi",  perché la storia li ha cancellati.

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