lunedì 13 ottobre 2014

L’album dei ricordi: l’amore gay ai tempi dello scandalo.



E se ci capitassero per le mani delle foto, diciamo pure, un poco “bizzarre”, cosa ne faremmo? Foto che ritraggono coppie felicemente appagate, allacciate nelle effusioni amorose, con gli occhi temerariamente fissi all’obiettivo. Temerariamente sì, perché sono immagini di coppie omosessuali, riprese in periodi storici nei quali l’omosessualità non era ammessa dalle convenzioni sociali.
Questo è quanto è accaduto a un collezionista, il regista francese   Sebastien Lifshitz che,andando in giro per mercatini in ogni angolo del mondo, alla ricerca di oggetti stravaganti, ha raccolto in trent’anni una notevole quantità di foto, creando un vero book rivelatore, ai nostri occhi ormai abituati a vedere di tutto e di più, di un mondo ben lontano dagli stereotipi culturali e sociali di epoche che sembrano assai remote; epoche in cui il puritanesimo anglosassone e la cultura cattolica mettevano all’ostracismo ogni aspetto “formale” delle inclinazioni sessuali. “diverse”.
Eppure, l’omosessualità era, ed è, storia dell’essere umano, fin dalle prime manifestazioni dell’Arte letteraria e figurativa; ma se nel tempio delle Muse era misconosciuta e pruriginosamente accettata, nella vita quotidiana diventava oggetto di scandalizzato disgusto. Anch’esso non esente da una buona dose di pruderie e di curiosità. Ma, si sa, uomini e donne, stimolati da Cupido, non resistono alla tentazione di immortalare l’attimo fuggitivo, ed eccoli ritratti in languidi abbracci, furtive occhiate, risate complici.
Le foto che ci scorrono davanti sono i piccoli capolavori di un’Arte “minore” che, senza suscitare lo stupore procurato da un dipinto di  Leonardo o di Caravaggio  
o di un affresco pompeiano, ci regalano, con le sfumature di nero, di grigio e di seppia, le suggestioni dell’amore saffico o, tout court, omosessuale, colto dall’obiettivo con l’intento di non suscitare scandalo in periodi storici in cui, invece,  ci si scandalizzava molto. La tenerezza carnale è ben visibile nelle pose, nei volti sorridenti, nei gesti morbidi dell’amore. Perché sempre di amore si tratta, il sesso a cui si appartiene poco conta.
Allora cosa faremmo noi, di queste foto? Le strapperemmo e le cestineremmo? O, al contrario, le guarderemmo con l’occhio un poco malinconico di chi sfoglia un album dei nonni? Propendo per questa seconda ipotesi.  In fin dei conti, potremmo definire queste foto, le antesignane dei nostri selfie che inondano i social: il divertissement di rendere pubblico, l’io privato. Messo a nudo,in questi scatti, con straordinario coraggio, un pizzico d’ironia e tanta elegante leggerezza; nei contemporanei selfie, con sicurezza, un pizzico di sfrontatezza e una leggerezza meno elegante.  Alla faccia di qualche, residuo, moralista.  
  

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