giovedì 23 ottobre 2014

Il canto delle sirene.

Si dovrebbero avere delle certezze, si dovrebbe poter dire: "ecco, io ho un lavoro, un tetto che mi copre, una famiglia che mi supporta e che mi ama. E sono un individuo libero, posso esprimere le mie opinioni, posso amare chi voglio. Io so di rappresentare un valore per la Società, come tutti gli altri individui né più né meno. E non posso essere discriminato per razza, per sesso, per religione. Amo e perseguo due doveri imprescindibili: quello di rispettare l'ambiente che mi ha accolto e quello di rispettare il prossimo. Se non amarlo, rispettarlo".
Ma le certezze, al giorno d'oggi, scarseggiano e noi barcolliamo, indecisi a quale canto di sirena prestare il nostro orecchio.  Perché le Sirene si prendono gioco di noi, ci ammaliano e strizzano l'occhio glauco e beffardo, si tuffano tra i marosi e riemergono sempre, sono creature immortali; mutano aspetto e si travestono, assumono fattezze umane; sono carezzevoli inganni della nostra mente.
Noi vaghiamo col pensiero, ipotizziamo scenari fantastici di altre realtà possibili; scorrazziamo nelle praterie della memoria, alla ricerca dei tanti perché e dei tanti "dove abbiamo sbagliato?" che continuamente ci arrovellano; spulciamo il presente, nella speranza di trovare una risposta, una sola che ci orienti verso il cammino giusto. E spesso si crede di averla trovata la risposta, in una persona che ci tende la mano, in una telefonata attesa da tempo, in un sorriso improvviso e sconosciuto. Non è molto per correre spediti, ma è un tenue sostegno a cui poggiarsi per non vacillare. Intanto le sirene continuano a cantare seducenti promesse e noi, imparando la certezza dei passi, le lasciamo cantare.


Marc Chagalla - Sirena con Poeta    1967

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi