martedì 7 ottobre 2014

In pasto a tutti.

E se la smettessimo di mettere in piazza i nostri fatti personali? Se provassimo, anche solo per qualche giorno, a tacere su quelli che sono i nostri vizi privati e le nostre pubbliche virtù e ci limitassimo a condividere, sui social, musica, trailer di film o qualche video che ci ha incuriositi?  O se discettassimo  sull'ultimo libro che abbiamo avuto il piacere (il dis-piacere) di leggere? O anche, se discutessimo di animali, di politica (ammesso che se ne abbia ancora la voglia), di arte? Imponendoci, solo per qualche giorno, di non postare selfie che ci ritraggono, inevitabilmente, al meglio della forma fisica - languidamente sexy le donne; virilmente pensosi, i signori uomini - ; di condividere le foto dell'ultimo, indimenticabile, insuperabile viaggio (se poi si tratta del fatidico "viaggio di nozze", lo sdilinquimento dei commenti è assicurato); di dimostrare la perizia acquisita nelle arti gastronomiche, esibendo filmati a base di farina, uova, burro e zucchero, con zoomata sulle mani impiastricciate e il sottofondo del mixer che trita.
Ma quello che dovremmo evitare, almeno per qualche giorno, assolutamente evitare, è la divulgazione - proprio letteralmente, rendere noto al volgo, quindi a tutti - di ciò che accade nelle nostre vite. Quanto di più intimo, a volte: la delusione di chi credevamo amico, la preoccupazione per la salute di un parente, il tradimento subito dal partner, e altro ancora. Di peggio, di più. Una pletora di sentimenti sovraesposti, sbandierati, urlati a destra e a manca; anzi più si urla, più ci si attorciglia con le parole e gli insulti e le recriminazioni, più ci sentiamo soddisfatti. Ma soddisfatti di che? Di avere dato in pasto il nostro privato a bocche sconosciute? Di avere edotto il " pubblico" delle nostre avventure-disavventure amorose, affettive e via di seguito? No, non credo. Il "pubblico" non partecipa emotivamente, tutt'al più si distrae, tutt'al più si diverte. E noi ci riteniamo soddisfatti, noi narcisisti internauti. Scambiando la nostra mancanza di ritegno, per sincerità; e la riservatezza di altri, per ipocrisia.


Helmut Newton - Berlino, "I grandi nudi"

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