martedì 6 maggio 2014

Oltre l'involucro.

Ma perché tutta questa omologazione? Perché non si può e non si vuole essere diverse? Possibile mai che per ottenere qualcosa bisogna esporre non le proprie idee (come spesso si vorrebbe) bensì qualche parte del proprio corpo? Gli interrogativi mi frullano in testa da quando ho letto gli articoli (con foto annesse) pubblicati da molte importanti testate e che riguardano più che le opinioni di una esasperata portavoce della Lista Tsipras, il di lei, ritengo per la massa dei maschi più che apprezzabile, lato B (quasi un toponimo, davvero odioso). Prescindendo dal fatto che strangolerei volentieri colui che ha appioppato questa definizione al deretano femminile, tento di darmi delle risposte. Da donna.Se è pur inequivocabile che tutti i media, tutte le pubblicità, si sono appropriati del corpo femminile come se questo fosse un involucro del nulla, destinato a solleticare solo i sensi arrapati di alcuni uomini (con alcuni voglio essere ottimista), è anche vero che di un cervello, è scientificamente provato,  siamo dotate anche noi del cosiddetto sesso debole (!). Ma parrebbe che la notizia non si sia divulgata abbastanza nel composito mondo femminile, o forse si finge di ignorarla. E così lo spettacolo che si offre all'altrettanto composito pubblico maschile è costellato di bocche smisurate, tette strabordanti, cosce in bella mostra e culi (pardon, ma è voce del dizionario italiano) a mandolino, alla brasiliana e chi più ne ha da aggiungere, lo faccia. Sulle nostre facce di donne, la ruga non è ammessa, come in una caccia alle streghe di medievale memoria queste devono sparire. E le nostre facce di donne, di qualsiasi età ahinoi! sono costrette nella fissità eterna e fessa dell'oblio. Perché un volto senza una ruga è un volto di materia inerte, un volto che non ha vissuto. Giusto e ammissibile nell'adolescenza e nella prima giovinezza, assurdo e crudele dopo. Come negare la propria vita, gli amori vissuti, i dolori e le gioie. Sì, perché le rughe parlano anche di gioie ricevute nel corso dell'esistenza. Mi farebbe piacere, ma proprio tanto, se la smettessimo di inseguire il consenso, l'approvazione estetica, la voglia sporcacciona degli uomini; mi piacerebbe molto che ci mostrassimo per quello che serbiamo dentro al contenitore-corpo, bello o meno che sia.Detesto i moralisti, i bacchettoni, i bigotti. Ma mi auguro che, in futuro, nessuna donna debba sentirsi in "obbligo" di mostrare il proprio corpo per essere ascoltata. Mi auguro che, in futuro, ci sia qualcuna, almeno qualcuna, che si senta felice della propria "diversità". E mi auguro anche che i media la smettano di interessarsi con tanto fervore al "lato B" di una poco accorta donzella.


Pablo Picasso - Ragazza che piange

2 commenti:

  1. Brava: condivido appieno le tue riflessioni, anche se temo che l'augurio tuo e mio sia destinato a restare nel vento.

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    1. Grazie anche per questo tuo nuovo commento, sono un disastro con i tempi di risposta!

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