sabato 24 maggio 2014

Vertiginosa solitudine.


La consapevolezza della solitudine si acquisisce lentamente, con il trascorrere delle stagioni, ognuna mutevole e allo stesso tempo unica nella visione perenne della memoria. Una goccia dopo l'altra, un pioggia pacata che non disturba dapprima, solo alla fine intride le permeabili certezze di cui ci si è arricchiti. Le certezze che scosse da un'improvvisa bufera si ghiacciano, diventano cristalli di neve, belli e inutili. La solitudine è la piena coscienza dell'inutilità delle proprie certezze. Senza di esse, si resta spogli, alberi con i rami nudi di verde protesi al cielo, ma il cielo è lontano e ci si rannicchia chiusi nel ventre della terra che è l'ultimo appiglio, il porto da cui il viaggio ha avuto inizio e l'approdo finale.
Diventa scelta allora, selezione voluta dal caso che ci ha spinto nel Caos, voluta da altri inconsciamente crudeli, da noi infine. Il rumore della vita degli altri si attenua, sentiamo lieve come un frullare di passeri, soltanto il rumore dei nostri pensieri, ci lasciamo avvolgere dalle loro braccia, sordi a ciò che è al di fuori.
La solitudine trascina con sé, magnifica e invitante come una ninfa del mito, verso l'incanto. Addormentati nel bosco fatato, siamo soli nella nostra vertigine.

Richard Wagner  -   Lohengrin  ouverture

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