giovedì 7 novembre 2013

Via con il grande albatro

Ogni tanto, no spesso in verità, m'acchiappa una mattana, una frenetica voglia di pigliare il primo aereo e andare via, lasciando tutto dietro di me, senza avere una meta precisa in mente, solo lo spazio ristretto dell'aereo, solo le nuvole sotto di me e il rombo dei motori a cullare il mio irrefrenabile panico. Sì, perché ho paura di volare (non quella del famoso romanzo degli anni '70), ho paura della enorme scatola di sardine che mi sostiene sospesa nell'aria, ho paura di non poterne uscire più: insomma, soffro di claustrofobia. Però, allo stesso tempo l'aereo mi affascina, è il grande albatro che sorregge i miei sogni e li conduce in giro per il mondo e così, quando occorre, ci salgo su con  la gola strozzata, i sudori freddi. lo stomaco che batte al posto del cuore o il cuore che batte nello stonaco. E poi passa, uno, due, inspiro, espiro, uno due e poi passa. E così, ogni tanto, spesso ormai,  sento l'urgenza pressante di scappare. Via, via da questo Paese, via dalla stupidità, dall'inefficienza, dalla non vita, tutto sommato. Sono ancora a chiedermi (e mi sono stancata) quale sia il senso di questi giorni, mesi, anni che si srotolano sempre uguali, sempre monotonamente identici. Ascolto un notiziario in TV e alla prima notizia, mi dico che è quella del giorno prima, l'identico snocciolare di dati Istat, di bagarre nei partiti, di dichiarazioni servite sul vassoio buono o su quello ammaccato di ogni giorno. Punteggiano, qua e là, a guisa di radiose stelle, l'eloquio del conduttore, le perle di saggezza che, alternandosi con generosa disponibilità, i nostri politici regalano al popolo inebetito. Un giorno c'è la telefonata da parte di una Ministra dal cuore materno a sollecitare attenzione per una signora detenuta e in precarie condizioni di salute: ben fatto umanamente parlando, se lo si facesse per tutti quelli che versano nelle medesime condizioni e se la Ministra non avesse avuto rapporti di amicizia con la famiglia della detenuta e se questa famiglia non fosse, da tempo, nel mirino di inchieste giudiziarie e non è bene che un "servitore dello Stato" intrattenga rapporti con chi non si comporta da bravo e onesto cittadino, non dovrebbe forse essere così? Ma no, da noi, no. Da noi, va bene tutto, perché dimettersi, ma smettiamola, non ci sono gli estremi del reato. Vero. Ma io, da cittadina e non da "servitrice dello Stato", non so perché, mi vergognerei a dare la mia amicizia a chi froda e corrompe. Chissà perché. E ancora, altra perla di saggezza, un candidato premier che paragona i suoi figli, ricchissimi e privilegiatissimi, ai ragazzi ebrei deportati, rinchiusi nei lager e sottoposti alle "docce" nelle camere a gas. Perle di saggezza, lezioni di civiltà, educazione per le future generazioni.
Guardo i miei figli che faticano, e con una forza e un coraggio che io non gli conoscevo, per sbarcare il lunario. Dopo avere studiato e dopo avere sperato e dopo avere capito che i sogni se ne erano tornati nel mondo dei sogni, e uno è ancora qui e l'altra è già volata via. Li guardo e vorrei chiedere loro scusa. Chiudo gli occhi e sono nuovamente bambini e li tengo per mano, mentre corriamo verso un aereo, il grande albatro che ci porterà via. Non so dove, ma finalmente liberi, liberi da una non vita.  

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