domenica 3 novembre 2013

Un autunno senza qualità.

La luce si è arresa, è già novembre. Non è un autunno da libro illustrato per bambini, di quelli che mostrano gli alberi spogli e le foglie rosse e gialle ai piedi dei tronchi possenti; non è l'autunno delle poesie di nebbia e maestrale; di castagne cotte nella brace e di raccolta di funghi nei boschi. Almeno non è così da me, quaggiù. C'è solo un brivido lieve, quando il sole tramonta in un cielo di un celeste sfacciato, senza una nuvola, senza l'annuncio atteso, sulla cima della montagna, della pioggia. Scorre così, come fosse un'appendice molesta dell'estate appena conclusa e non porta con sé il cambiamento sperato da me, pazza e temeraria, di cieli oscurati da vaporose nubi.  Questo sconosciuto autunno  senza qualità, scorre nelle notizie sempre uguali, di stupida, inetta politica nazionale; di gaffes e di spioni; di debiti che crescono a ritmi da fare invidia alle vecchie catene di montaggio; di posti di lavoro che spariscono o che non si sono mai presentati all'appello. Queste stracche notizie aleggiano nelle case e nelle vite autunnali. Nella mia, c'è  il sentore di una distanza, come di una perdita in occhi malinconici che hanno perso la luce di altri tempi; un'assenza che riempie di sé tutto lo spazio circostante; un messaggio da un amico di gioventù (il mare, le sere in spiaggia, le canzoni) che mi dice parole di dolore e di sconforto. La luce scende ancora più, si fa nero. Poi, una foto. La famiglia, i ragazzi sorridenti all'obiettivo, ancora talmente innocenti da provare una contrazione allo stomaco, lancinante. La osservo bene, mi imprimo quei volti nelle pupille, sono le mie pupille le lastre fotografiche che il mio cervello svilupperà. Per conservare quei volti nell'album della memoria.

Vincent Van Gogh - Paesaggio d'autunno   1885

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