martedì 11 giugno 2013

Le passioni sono dure a morire.

L'Italia pende a sinistra, così parrebbe. Ma io che appartengo alla folta schiera dei veri vincitori, gli astenuti, sto a guardare  un poco scettica e un poco, solo un filino però, speranzosa. Ancora non mi fido, che volete, mi sento una vecchia volpe spelacchiata che annusa l'aria per sentire l'odore dei cani che la inseguono e preferisce la tana. Direte: comodo, non partecipare ai giochi, all'eterno correre di qua e di là alla ricerca di un luogo  dove poter sbeffeggiare il nemico. Io direi piuttosto che si tratta di sopravvivenza, egoistica quanto si vuole, ma certamente mi preservo, tolgo la carica al mio cervello, lo lascio riposare: i meccanismi, di per sé già arrugginiti, rischiano di spezzarsi di fronte allo spettacolo di incoerente follia. E non mi vengono in aiuto le analisi dottissime degli addetti ai lavori, giornalisti, politologi, sociologi e variologi vari, anzi aumentano la mia spropositata confusione. Poco più di tre mesi fa, gli italiani riscoprivano la bontà e la affidabilità di un allegro signore, dedito ai piaceri della vita (sua, non degli italiani), e oggi gli voltano le spalle; nel contempo, fuggivano inorriditi dai signorotti, anch'essi in là con gli anni, di una sinistra che ormai ritiene che sinistra voglia dire infausta, avversa, bieca o al massimo voglia indicare la mano mancina, e oggi li riabbracciano pentiti e commossi. Per non parlare degli italiani che poco più di tre mesi fa, avevano trovato la luce nel buio delle loro vite in un firmamento di 5stelle che oggi temo, e me ne dispiaccio per loro, siano prossime a scomparire nel buco nero di questo nostro suggestivo, straordinario universo politico.  Ragion per cui, aspetto e osservo i giovani della Turchia, i giovani della Siria, i giovani disoccupati e precari (sono diventati solo dei numeri da citare con seriosa preoccupazione) e ancora aspetto. Ecco non ho resistito, non volevo parlare di politica, ma l'ho fatto.  Le passioni sono dure a morire, porcaccia miseria.

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