mercoledì 26 giugno 2013

E non c'è niente da capire.

Ascoltando De Gregori, la sua canzone "E non c'è niente da capire", mi è passato per la mente, come una saetta incendiaria o anche una molotov scagliata contro il cervello, un pensiero straordinariamente abbagliante.  Folgorata come Paolo sulla via di Damasco mi sono detta che è vero, è così, non c'è nulla da capire perché è tutto così come appare, senza nebbie, senza sfumature. Evidente e rassicurante in un certo senso. Gli affetti più cari a portata di orecchie e di occhi, le amicizie un poco trascurate e un poco cercate, la gente che mi circonda senza volto nella città, rimane quella che voglio che sia, circonfusa da un alone indeciso che ne altera i tratti e me la rende, di volta in volta, simpatica o antipatica. Poi c'è la politica, il chiodo infisso da tanti anni e non c'è verso di togliermelo, non c'è tenaglia per strapparlo; ma anche quella, la politica, è diventata un cerimoniale vecchio al quale ho fatto il callo, anche qui non c'è niente da capire, è un vestito frusto buono da indossare a ogni stagione. Però, ogni tanto continuo a cadere nel tranello, l'insidia sotto il manto vellutato di frasi e di gesti: continuo ostinatamente, mula ignorante, a ripetermi che un fatto o una persona abbiano una verità peculiarissima che io  riesco a cogliere ed ecco mi fingo (ah! indimenticabile Leopardi) a scorgerne pregi, anche difetti certo, ma in massima parte pregi che in realtà non esistono. Sono io che costruisco con la mia fantasiosa voglia di adeguare ai  miei umori, quell'essere umano affabile, buono, comprensivo, generoso; o, parimenti, antipatico, cattivo, inaffidabile, egoista. Mi ritraggo dalla mia creazione e da me stessa provando uno smarrimento triste, avverto il tradimento di quella mia immagine con delusione e rimpianto, poi d'improvviso una canzone mi distoglie da foschi presagi di mesti soliloqui. De Gregori irrompe suadente e malinconico e sommando la mia malinconia alla sua, ritorno a sorridere. E non c'è niente da capire, va tutto bene così.

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